venerdì 22 novembre 2013

ECATE






Orazio era terrorizzato dalle sacerdotesse di Ecate:

"Quando torna la luna piena in mezzo al cielo, eccole
a razzolare in cerca d’erbe velenose e d’ossa.
Io proprio io, ho visto qui Canidia, avvolta
in un mantello nero, aggirarsi a piedi nudi
coi capelli scomposti, insieme a Sagana,
(la più vecchia) che gridava a mo’ di lupa,
eran pallide e orrende tutt’e due…
La prima strega invoca Ecate, e l’altra la selvaggia
Tisifone: e si cominciava già a vedere
i serpenti e le cagne dell’inferno.
"

Le sacerdotesse di Ecate facevano paura quanto Ecate, Dea dell'Oltretomba.



HECATE GRECA

era una Dea molto antica, una Grande Madre, come testimonia il suo conservato aspetto triforme.
Il monoteismo non è un appannaggio del patriarcato, perchè le antiche Dee nel mondo protostorico erano tutte senza pari (quindi nessuno aveva potere su di loro) e triformi. 

Ecate è dunque un'antica Dea ctonia, appartenente agli Dei pre-olimpionici, strano perchè ella aiutò Zeus a combattere i Titani, ma ella stessa dovette essere una Titanide. Sembra anzi fosse stata l'unica dei Titani ad aiutare Zeus nella battaglia tra Dei e Titani, cosicchè non subì la cacciata negli inferi come gli altri Titani. 

Ma anche la Nike era una Titana che sicuramente non combattè per Zeus, e forse neppure per i Titani, abituata com'era a starsene in disparte per poi coronare il vincitore. Eppure anch'essa fu accettata tra i nuovi Dei. Dee un tempo importantissime, poi accettate ma messe un po' in disparte.

Ecate era una divinità psicopompa (da psyche, anima, e pompós, colui che manda), in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli Dei e quello dei Morti.
Per questo era anche guardiana dei limiti e dei confini, nonchè della natura selvaggia. Foi un po' sostituita con Hermes Psicopompo, anche lui accompagnava le anime e guardava i confini. Insomma era maschio e pertanto era meglio.

"O Santa Dea, che dagli antiqui nostri
debitamente sei detta triforme;
ch'in cielo, in terra e ne l'inferno mostri
l'alta bellezza tua sotto più forme,
e ne le selve, di fere e di mostri
vai cacciatrice seguitando l'orme;
mostrami ove 'l mio re giaccia fra tanti,
che vivendo imitò tuoi studi santi.
"
cantava Ariosto nell'Orlando furioso rivolto alla luna, cioè a Diana che è tutt'uno con Ecate, visto che è luna e triforme.

Spesso Ecate è raffigurata con delle torce in mano, per questa sua capacità di accompagnare anche i vivi nel regno dei morti e non dimentichiamo che la Sibilla Cumana, a lei consacrata, traeva da Ecate la capacità di dare responsi provenienti, appunto, dagli spiriti o dagli Dei. Le sacerdotesse erano più propense a farsi ispirare dagli inferi, i sacerdoti dagli Dei superi. Il fatto è che i mondi inferi ai maschi facevano, e fanno, una certa paura.

A meno che non fossero eroi, perchè allora si rivolgono agli inferi, ma "ab torto collo". E non dovette Ulisse, (e pure Enea) discendere nel mondo dell'Ade per conoscere il suo fato? Per gli antichi il mondo dei morti era pertinente al mondo degli eroi, la discesa interiore è ineluttabile per chi desidera varcare i confini di se stesso.

Comunque Ecate era molto venerata in Tracia, dove il suo santuario più importante era nella città stato Lagina, nel cui tempio la Dea era servita da eunuchi. I sacerdoti si sostituivano alle sacerdotesse, poi riconoscevano di non essere all'altezza delle donne e per rendersi simili si eviravano. In tempi molto successivi, e per lunghi secoli, gli uomini evirarono attori e cantori per renderli simili alle donne. Tutto purchè la donna non sia di scena, altrimenti si fanno i paragoni.. o se ne subisce il fascino...

In qualità di Dea Vergine, come si conveniva ad una Dea Primigenia, ella non ebbe un compagno stabile, e fu associata alla luna come Selene, signora dei tre regni; la terra, il mare e il cielo. 
Fu anche padrona delle tempeste che poteva creare o distogliere, pertanto molto invocata dai pastori e dai marinai.

Ella era triplice e triforme così come il Dio Cristiano diventerà senza pari e triforme, ma non si dirà triforme perchè la rappresentazione della forma divina fu proibita dall'ebraismo, anche se poi il cristianesimo derogherà alla grande, ma si chiamerà Trinità, cioè una forma triplice, ma così non sembrava copiata.

Spesso la Dea mostrava in mano due torce oppure una chiave. Che significavano? Anche Demetra era rappresentata con due torce con le quali, si dice, accese i fuochi dell'Etna. Le torce insomma sono due, come del resto hanno in mano Cautos e Cautopates, i geni che affiancano il Dio Mitra: una torcia verso l'alto e una verso il basso: l'inizio e la fine di ogni cosa.

Ebbe diversi nomi:

- Antea (che procura visioni)
- Apotropaia (che difende dal male, ma anche che allontana il malocchio)
- Chthonia (del sottosuolo, cioè degli inferi)
- Enodia (che sta sulla via, che si trova sulla stessa via degli uomini, protettrice dei percorsi)
- Epipùrgdia - guardiana di accessi e strade
- Klêidouchos (detentrice delle chiavi, dei 3 regni)
- Kourotrophos (nutrice dei bambini, la terra che dà i frutti)
- Melinoe (Regina degli Spettri)
- Phylax - protettrice
- Phosphoros (portatrice di luce)
- Propolos (che si prende cura)
- Propulaia o Propylaia (prima del cancello, la signora della soglia, colei che guida nei passaggi dalla vita alla morte e dalla morte alla vita)
- Soteira (salvatrice)
- Trimorphe (triforme)
- Triodia o Trioditis (che sta sugli incrocim protettrice dei trivi)
- Trivia - protettrice della prostituzione sacra


Fu variamente associata:
  • Ai crocevia, essendo le sacerdotesse deputate alle direzioni e ai punti cardinali da loro creati e scoperti onde favorire i viaggi ma soprattutto la navigazione. Essendo matriarcali e pagani i crocevia col cristianesimo divennero infausti. 
  • Ai portali di ingresso, alle case, alle strade agli edifici, perchè la Dea presiedeva ai passaggi, compresi quelli della vita e della morte.
  • Al fuoco, per il focolare familiare, per le torce che illuminano la notte e per il fuoco sacro trasformatore. Ma soprattutto fu la Dea delle due torce, quella in alto accesa che annuncia la vita, e quella in basso spenta che annuncia la morte.
  • Alla luce, quindi all'alba, la famosa Dea Bianca, Leucotea, al giorno e alle nascite di tutte le creature, uomini, animali e piante.
  • Alla luna, come luce che rischiara ma non cancella le tenebre, anzi consente di svelarle, soprattutto rivolto alle tenebre interiori. La Dea amava l'anima, la donna, la notte e l'inconscio, pertanto tutto ciò che oggi all'uomo fa paura.
  • Alla magia, trasformata dai maschi in formule e formulette, segni e giaculatorie, mentre le sacerdotesse entravano in uno stato di trance che permetteva loro di cogliere la voce dell'universo.
  • Alla stregoneria, un declassamento della magia dovuto agli infiniti maltrattamenti che i maschi patriarcali hanno inflitto alle sacerdotesse e alle donne. Le donne ferite e arrabbiate hanno attaccato gli uomini segretamente, non potendosi difendere apertamente. 
  • Alle pozioni curative, estratte dalle erbe e dai minerali, poichè da sempre erano le donne ad andare nei prati e nei boschi per cercare le erbe di ogni tipo, da quelle commestibili a quelle curative a quelle velenose.
  • Alla necromanzia, che sarebbero poi i riti fatti sulle tombe dei defunti ma su cui la fantasia popolare e la superstizione popolare, nonchè la paura dei maschi, ha elaborato un mondo fantastico. In realtà i riti sui morti e per i morti esistevano ed avevano scopi positivi, salvo poi servire alla vendetta delle donne asservite, umiliate e spodestate alla condizione di serve.
  • All'Anima Mundi, cioè all'anima intelligente dell'intero cosmo, che per gli antichi era la Terra, o la Natura che dir si voglia. Come tale era associata a una chiave, chi svelava lei svelava il mondo. Nei tarocchi divenne la Papessa. "IO SONO COLEI CHE E' CHE E' SEMPRE STATA E SEMPRE SARA' E NESSUN UOMO HA MAI ALZATO IL MIO VELO". La frase fu copiata dal Dio degli ebrei ma senza il velo da alzare perchè sarebbe parso un po' ridicolo, allora gli ebrei, e i cristiani a seguito, hanno velato in sua vece il santa sanctorum, per gli ebrei contenente l'Arca dell'Alleanza, per i cristiani il tabernacolo con l'Eucarestia. Un velo ce lo dovevano pur mettere.
  • Ai cani. Nel Papiro Magico diell'Egitto tolemaico, Ecate è chiamata la 'cagna' e la sua presenza viene annunciata dall'abbaiare dei cani. Lei stessa ha due cani spettrali come servi al suo fianco. Quando Filippo II assediò Bisanzio i cittadini furono avvertiti dell'attacco notturno dall'abbaiare dei cani sacri ad Ecate (un po' cime a Roma le oche del Campidoglio), salvando la città. Pertanto i bizantini ringraziarono Ecate Lampadephoros erigendo una statua in suo onore.
  • Ai fantasmi, agli spiriti infernali, ai morti viventi. Santuari di Ecate venivano collocati presso le porte delle città, affinchè la proteggesse da fantasmi e spiriti infernali. Piccole edicole dedicate ad Ecate venivano poste ai trivii con offerte di cibo per proteggere gli autori delle offerte da spiriti e altri mali.


ECATE ROMANA

Anche se Ecate nell'Inno omerico a Demetra, venne chiamata la "compassionevole", infatti dopo la scomparsa di Persephone, aiutò Demetra nella ricerca di sua figlia fin nell'Ade, a Roma non aveva questa fama. 

Nel mito ella divenne compagna di Persefone nel suo viaggio annuale da e per i regni dell'Ade. 
Per questo fu una delle principali Dee dei Misteri Eleusini, accanto a Demetra e Persefone.
Ma i Romani non si occuparono molto dei Sacri Misteri, li ammettevano con tolleranza ma senza entusiasmo. 
Per lo stato erano riti un po' curiosi però, siccome non creavano disordine, andavano benissimo.

Un po' per i Sacri Misteri, un po' per la sua parte ctonia collegata all'oltretomba, Ecate fece sempre un po' impressione ai romani, soprattutto ai maschi che preferivano di gran lunga la luce all'ombra. 

I romani, si sa, erano fortemente razionali, ma le donne come al solito un po' meno ed Ecate divenne anche la vendetta contro chi aveva fatto loro dei torti, la vendetta tramite la magia oscura, la stregoneria.



HECATE CARIA

Hecate fu in origine la Dea dei Carii dell'Anatolia, con diverse varianti del suo nome. 

Una delle varianti fu la Diana Caria, la Dea del Noce e delle sacerdotesse che danzavano intorno all'albero sacro, da cui, sul suolo italico, le streghe di Benevento danzanti nel Sabba.

Sul Monte Latmos vicino Mileto, il Cariani adorarono Endimione, che era l'amante della Luna e padre di cinquanta bambini. 

Endimione dormiva eternamente, nel santuario dedicato a lui, che è perdurato in epoca romana.

Di queste sacerdotesse di Ecate ci è rimasto un nome, Carminia Ammia che era sacerdotessa di Thea Maeter Adrasto e di Afrodite.

Carminia Ammia (40 – 170 dc) fu la seconda moglie di Marcus Ulpius Carminius Claudius il vecchio, un sacerdote di Aphrodite Caria (altro nome di Ecate).
Carminia ottenne l'onore civico di stephanephoros, un titolo dato ai magistrati in alcune città greche per cui si aveva l'onore di indossare una corona o una particolare ghirlanda, che lo designava benefattore della comunità, in occasioni pubbliche. 

Era la sacerdotessa di Thea Maeter Adrasto (un nome di Ecate) e di Afrodite.



LA SACERDOTESSA BARBUTA

Erodoto chiama Hecate col nome di Athena e riferisce che alla sua sacerdotessa sarebbe cresciuta la barba in previsione di un disastro. 

Erodoto conosce le notizie di seconda e di terza mano, ma soprattutto è molto misogino, per cui tutte le storie connesse alle donne venivano distorte.
In realtà quando si delineava o si verificava un disastro, tipo un terremoto, una carestia, un'invasione nemica ecc. la Gran Sacerdotessa indossava una barba rituale, un po' come le faraone in Egitto, per annunciare che in quell'occasione avrebbe dato ordini come fosse stato il re in persona, e a quegli ordini non si poteva sottrarre nemmeno il re. 

Finito il pericolo la sacerdotessa riprendeva il suo ruolo femminile lasciando al re il suo di amministratore e comandante dell'esercito.



LA TRIPLICE

Il più antico monumento noto della Dea è una piccola terracotta trovata ad Atene, con dedica a Ecate, del VI sec. a.c..  La Dea è seduta su un trono con una coroncina sul capo, senza attributi, il che fa pensare fosse la sua unica forma.

Ma Pausania, scrittore di viaggi del II sec. d.c., riporta che Ecate venne raffigurata triplice dallo scultore Alkamenes verso la fine del V sec. a.c., e che venne posta davanti al tempio della Nike Vincitrice ad Atene. 

ECATE E LE CARITI
Le due immagini, singola e triplice dunque coesisterono: una scultura votiva da Attica del II secolo a.c. , mostra tre singole immagini contro una colonna, intorno alla colonna di Ecate danzano le Cariti, o Carie.
Alcuni ritratti classici la mostrano come una Dea triplice  in possesso di una torcia, una chiave, uno specchio, dei serpenti, pugnali, un pettine e altro.

Sul fregio dell'altare di Pergamo, ora a Berlino, Ecate triforme, con tre teste e tre corpi prese parte alla battaglia con i Titani.

Nei papiri magici della tarda antichità venne descritta come tre teste: un cane, un serpente, e un cavallo. In altre una mucca e un cinghiale. 

Non ricorda la chimera? Tre teste di animale su un corpo unico. Come del resto i draghi sono dei misti, come dire che la natura ha in sè tutto il mondo selvaggio e animale, ovvero è la fonte unica delle varie forme di vita.

Gli uomini dissero che la chimera rappresentava le stagioni che erano tre, ma tre erano le immagini della Grande Madre come Nascita, Crescita e Morte.

Nel IV sec. a.c. un rilievo marmoreo in Tessaglia fu dedicato alla Dea dal proprietario di un cavallo da corsa. Nel rilievo Ecate, affiancata da un cane, pone una corona di fiori sulla testa di una giumenta. Perchè era associata sempre a uno o più cani?

Come Diana usava il cane per la caccia notturna, ma in realtà normalmente la caccia è diurna, perchè il cane non vede di notte, non è un felino. Forse la Dea, e le sue sacerdotesse, cacciavano dell'altro, nel profondo dell'oscurità dell'anima.
Immagini di culto e altari di Ecate trimorfa vennero posti agli incroci di tre vie, prendendo così il nome di Dea Trivia.
Infatti Sant'Eligio nel Vii sec., nel suo Sermo mette in guardia gli ammalati tra il suo gregge recentemente convertito in Fiandra contro il "fascino diabolico degli incroci", e ammoniva "Nessun cristiano dovrebbe fare o rendere qualsiasi devozione alle divinità del trivio, dove tre strade si incontrano".
L'immagine di cui sopra è di Ecate Triforme con le Cariti, le sue sacerdotesse. In quest'immagine c'è tutto il sacerdozio femminile, ma quello vero, che da quando il patriarcato s'è instaurato con le sue leggi, non esiste più. 
Qualche retaggio forse perdura in certe donne che si sentono attratte da questi miti e riti antichi, dove sentono che l'anima non ha le strettoie imposte dai sacerdoti del Dio unico.
Qui le sacerdotesse sono unite tra loro, circondanti l'essenza unica e triplice della Dea a cui si appoggiano e di cui sono loro stesse un'emanazione. Esse sono tutt'uno con la Dea e pertanto stanno nella Dea e con la Dea. Come tali sono immortali e in perpetua trasformazione, come la natura.
Agli uomini questo concetto dà un folle terrore, alle donne che hanno compiuto il viaggio interiore dà una specie di ebbrezza: la Dea è la porta, la morte è un passaggio.... tra i mondi...



3 commenti:

janu on 7 novembre 2017 alle ore 18:48 ha detto...

Domanda:

Ho letto che la Dea Ecate "deriverebbe" dalla mediorientale Hekat (nome che indica sia uno scettro sacro dei faraoni - correlazioni con Asherah, Dea celeste degli ebrei politeisti non che Palo Sacro dello stesso culto? - che un'unità di misura del volume);

Solo che Hekat è il nome di una Dea della Tracia, non dell'Egitto;
La Dea egizia che sarebbe stata associata alla tracia Hekat sarebbe la dea del parto Heqet..

Il punto è che io credevo che He-Ka-t fosse la controparte femminile (o, secondo la teoria del Culto Matriarcale Originario, la Dea originale)
del dio He-Ka ("colui che attiva il Ka"), dio della Magia.

Ecate/Hekat venne venerata come Dea, fra le altre cose, della Magia; ma se l' "originale" si chiamava Heqet, vuol dire che si tratta di un errore di interpretazione, a meno la Dea egizia non avesse entrambi i nomi.

Che ne pensate?

janu on 7 novembre 2017 alle ore 18:50 ha detto...

N.b. Giulia, non ti sto dando del voi, ho copiato la domanda da Facebook e te l'ho girata, visto che mi sono sempre posto il quesito !

Giulia on 30 novembre 2019 alle ore 18:40 ha detto...

penso che il nome di una Dea avesse un nome diverso ma simile a seconda dei diversi paesi e linguaggi, come Astarot, Asherah, Astarte ecc.

Posta un commento

 

Copyright 2012 All Rights Reserved Matriarcato e Matriarchy - Info - Privacy e Cookies