mercoledì 23 gennaio 2013

TESEO E ARIANNA





Antonin Artaud: “Gli spiriti maligni non sono stati mentali, ma esseri che non hanno voluto sopportarsi.”

- Cioè? -
- Demoni e fantasmi derivano dal lato non conosciuto e non amato di noi stessi. -

Eh già, quando eravamo alle dirette dipendenze della natura ci capivamo di più: eruzioni vulcaniche, terremoti, temporali, alluvioni, siccità, o bel tempo, la nostra vita e il nostro cibo dipendevano da ciò. Ci riconoscevamo bestie tra le bestie, in lotta per la sopravvivenza. Poi ci siamo organizzati, raffinati, chi la vede più la campagna, i raccolti, gli animali?

Solo sulle immagini delle confezioni, nel labirinto del supermercato: dal biscottino supervitaminizzato che sa di premura materna, alla bevanda gasata che sa di spiagge esotiche, tanga e sesso, alle fette di carne incellofanate che non sanno d’ecatombe, di sangue e morte nei mattatoi industriali. E’ l’unico labirinto rimasto, quello cretese non c’è più e il Minotauro giace in bistecche nei frigo.

- Ma il filo d’Arianna dov’è? S’è rotto?  Sicuramente s’è spezzato, forse prima, oppure dopo, che il giovane Teseo penetrasse nell’orrido antro del Minotauro. Seguiamo i fatti.

Teseo è cugino d’Ercole, che fardello da portare, non si parla che di lui, il cugino, difficile la fama con un parente del genere. Ma Teseo è un eroe, non per nulla è votato ad Apollo, Dio del disco solare, e come lui sa come mettersi in luce. Decide d’eliminare subito banditi, delinquenti e mostri. E' un giustiziere e poi cerca la fama.



IL MITO

Fa una strage, e con meno “fatiche” di Ercole. E’ già famoso, ma non appagato, e a Creta decide di far fuori il Minotauro cui vengono sacrificate le vergini. Le donne lo amano, Peribea e Ferebea gli concedono i loro favori, ma il giovane guarda più in alto, alla figlia del re, la bella Arianna che, nemmeno a dirlo, è cotta di lui.

ARIANNA
Coro:
- E’ bellissimo Teseo, bionde e selvagge le chiome, forte e brunito dal sole il corpo possente, azzurri gli occhi come l‘acqua dell’Egeo. Nella corsa è un cervo, nella lotta un leone. Ha qualcosa nello sguardo che “incanta come la sirena”. -

Lei l’aiuta, mediante il magico filo, a districarsi nel dedalo in cui giace il fratellastro, il crudele Minotauro. Il mostro non era in forma, perché Teseo gli dà una scrollatina e muore subito. Sono tutti in festa, ma su richiesta d’Arianna prendono la nave per Atene, dove ha promesso di sposarla.

Teseo è irrequieto, già pensa ad altro, ama avventure e libertà. Mentre Arianna incinta riprende fiato sull’isola di Nasso lui gira la nave e la pianta là. Va ad Atene e riprende il suo trono, deve battersi poverino, ma dopo aver vinto ci ripensa, e fa una nuova epurazione, praticamente spopola la città, visto che per precauzione stermina Pallade e i sui cinquanta figli. Al processo che giustamente richiedono gli ateniesi i giudici lo definiscono “omicidio giustificabile” perchè è tanto giovane ed eroico che gli ateniesi lo assolvono, tanto non sono meglio di lui. -

Coro:
- E’ bellissimo Teseo, bionde e selvagge le chiome, forte e brunito dal sole il corpo possente, azzurri gli occhi come l‘acqua dell’Egeo. Nella corsa è un cervo, nella lotta un leone. Ha qualcosa nello sguardo che “gela il sangue alle fiere”. -

Teseo è un illuminato, fonda la democrazia e batte moneta. Ma anche questo dura poco, gli brucia la terra sotto i piedi e riparte. Non avendo nessuno da combattere va a rompere le scatole alle Amazzoni che se ne stavano tanto bene per i fatti loro. Ne uccide quante ne può e vince, poi rapisce la regina Antiope, le Amazzoni per rappresaglia attaccano Atene, le vince di nuovo e ammazza la sorella d’Antiope. Fare a meno degli uomini non è servito alle Amazzoni, anzi, per i maschi è un insulto, anche Ercole le attaccò per lo stesso motivo. Come osano evadere il dominio maschile? Ma forse Teseo s’annoiava.

Coro:
- E’ bellissimo Teseo, bionde e selvagge le chiome, forte e brunito dal sole il corpo possente, azzurri gli occhi come l‘acqua dell’Egeo. Nella corsa è un cervo, nella lotta un leone. Ha qualcosa nello sguardo che “gela il pianto a donne e bambini”. -

Nemmeno a dirlo, Antiope è innamorata di Teseo, dimentica che gli ha ammazzato suddite e sorella, e gli dà pure un figlio: Ippolito. Non sono tutti d’accordo le cronache, per altri lei è prigioniera nel palazzo e quando le sorelle attaccano Atene combatte al loro fianco e muore per loro. Questa ultima ci sembra più credibile. Storia breve ma intensa, soprattutto breve, perché Teseo guarda già altrove e mette gli occhi su Fedra.
Nel mito più in voga, per non sentire le lamentele d’Antiope, (le donne abbandonate, si sa, fanno un sacco di storie) Teseo l’ammazza, nonostante Ippolito. Lo rende orfano, che importa? Ora può impalmare la sua Fedra.

Il destino però è strano e Fedra s’innamora d’Ippolito, bello come il padre ma più giovane, vuoi mettere? Teseo fa il ganzo, ma ormai deve avere i suoi annetti. Ippolito non ci sta e Fedra s’impicca (ma era un vizio? Pure Giocasta…) e lascia una lettera in cui accusa il figliastro di violenza.

Figurarsi la rabbia di Teseo, figlio o non figlio lo esilia, poi, siccome non lascia le cose a metà (l’abbiamo visto con Pallade), lo fa ammazzare da un mostro di Nettuno. Secondo processo, però se la cava, è o non è un eroe nazionale? Filiicida si, ma eroe. Dicono che cadde in disgrazia in seguito perché tentò di stuprare Persefone. Che pignoli! In Grecia lo stupro era all’ordine del giorno!

Coro:
- E’ bellissimo Teseo, bionde e selvagge le chiome, forte e brunito dal sole il corpo possente, azzurri gli occhi come l‘acqua dell’Egeo. Nella corsa è un cervo, nella lotta un leone. Ha qualcosa nello sguardo che “dissecca la vita nei germogli”. -



IL MINOTAURO

- Teseo, acquisisti gloria e onori, ma non amasti nessuno. Il fatto è che giunto nell’orrido labirinto, invece di riconoscere la bestia che era in te, l’hai uccisa, come i tuoi predecessori. Ovvero, i tuoi predecessori l'hanno uccisa dentro di sè, per cui non l'hanno riconosciuta e ne hanno avuto terrore. così il minotauro l'ha sbranati. Non l'hai riconosciuto nemmeno tu, però sei un eroe e l'hai ammazzato.

TESEO UCCIDE IL MINOTAURO
Penso che il Minotauro avesse paura quanto te: a mostruosità potevate fare la conta. Però non avevi pace, bisogna riconoscerlo, l’ansia ti divorava. Pensavi che la gloria o l’ammirazione delle donne potesse placare la tua angoscia. Non funziona mai. Come tutti i mentali eri convinto che il successo desse la felicità. Non è colpa tua, era già epoca del bando dell’anima.
La nave di Teseo allora lascia Creta a vele spiegate e vola senza scalo fino a un’isola delle Cicladi, Nasso, dove finalmente Arianna può scendere e riposare.

Lasciare Arianna non fu gran peccato, anzi le facesti un favore, era belloccia e se la prese Dioniso che la trattò meglio, e poi le cotte vanno e vengono. Il guaio non è la perdita d’Arianna, ma quella dell’anima.
Siccome eri figlio non fosti padre, in quel labirinto assassinasti la tua fragilità, uccidesti il tuo bambino perché dovevi essere forte, e uccidesti tuo figlio perché dovevi essere il migliore. Fosti come la matrigna di Biancaneve, allo specchio non ti vedevi, chiedevi solo se eri il meglio dei maschi. -

- Arianna, antica Dea Luna, declassata a donna dall’ingeneroso patriarcato, sacerdotessa della Dea triforme, tu avevi il magico filo che permetteva di girare nei cupi sotterranei del cervello senza smarrire la strada… e la testa. Tu Dama del Lago, tu iniziatrice dei Sacri Misteri, mostravi la via all’istinto incontrollato che giace nel profondo, per riunificarlo alla coscienza e renderlo sacro. Teseo avrebbe potuto recuperarlo e diventare finalmente uomo, ma l’ha ucciso e l’hai sentito forte per questo, il Minotauro lo temevi anche tu. Ti sei offerta come un trofeo, perché ammiravi più la fama che la verità. Il maschile t’aveva plagiata, sacerdotessa non più in contatto con la madre luna, ma donna assoggettata al maschio. -

- Teseo, non hai riconosciuto l’anima perché non hai riconosciuto l’istinto. I figli sono più sacri degli Dei. Erigesti templi sull’assassinio di colui che avresti dovuto proteggere, e uccidesti sua madre, eliminando La Madre dentro di te. La bestia eri tu, giovane eroe! -

La mente mascolina, il patriarcato, aveva fatto il suo danno. Il filo d’Arianna s’era spezzato!

Cosa abbiamo messo al posto dell’anima? Il delirio d’onnipotenza e la sottomissione agli onnipotenti. L’idolatria del potere, dal tiranno all’uomo macho, dal femminile “fai di me quello che vuoi” , alla rabbia contro chi il potere ce l'ha o i soldi ce l'ha, perchè, nell’illusione del “minus-habens” il ricco e il potente sono felici, è l'annullamento dell'anima. Oggi i poveri di spirito sono questi, e mancano totalmente di humor. Non contestano l’illusione del potere, s’arrabbiano perché lo invidiano, secondo il famoso detto, triste perché veritiero, “il potere logora chi non ce l’ha”. L’illusione è che da questo si possa uscire con leggi giuste, che possano sostituire il “sentire” umano. Il pensiero è diventato droga, continuiamo a pensare soluzioni, e continuiamo a pensare, pensare… e a non sentire.



Anima Mundi

- Splendida Anima Mundi, che travasavi acqua benedetta nei cuori delle donne, (o lama dell’Acquario nei Tarocchi), quand’erano voce oracolare della Grande Madre, radice d’ogni gioia e dolore umano, mistero imperscrutabile. Madre Pietosa, tu dettavi amore e compassione nell’animo delle sacerdotesse e le inebriavi d’ebbrezza vitale. Tu sei la Madre, e per quanto saggio possa essere, nessun Padre sarà pietoso e sollecito come te. Così in cielo e così in terra.

Il futuro è donna? Solo se ritrova l’anima perduta, se riacquista dignità, e il contatto con terra e infinito.

- Come il maschio non ha paura d’esplorare terre lontane, tu, donna, non hai paura di scendere nel mondo interiore, o n’hai meno di lui. Riproducevi fin dagli inizi la danza cosmica, e nell’età dell’argento non sacrificavi agli Dei, perché ne eri parte e non schiava. -


Arianna

Si racconta che Dioniso, dopo avere rapito (rapito? Ma non era d'accordo?) Arianna sul suo carro per farne la sua sposa, afferra la corona che le cinge il capo e la scaglia in cielo. “Per immortalarla”, scrive Ovidio nelle Metamorfosi. Precisando, nei Fasti, che Arianna venne divinizzata da Dioniso con il nome di Libera. Eh, era ora che lo diventasse, libera...


TESEO TORNA VITTORIOSO..


Teseo

In un angolo della capanna solitaria Teseo piange. Rivede le chiome raccolte di Arianna, l’ingenua vergine che ancora fanciulla trovò il coraggio di penetrare i bui meandri del labirinto. Sognava un mondo d’amore e non sapeva nulla degli uomini. I suoi capelli erano come seta e aveva lo sguardo puro dei bimbi. Gli credeva ciecamente, ignara del mondo, eppure aveva un incedere, e dei silenzi, pieni di segreti.

Un movimento impercettibile, il capo appena reclinato, come udisse cose remote, e Teseo perdeva gloria e onori. In quell’attimo si sentiva solo e l’avrebbe implorata di svelargli i segreti aldilà della porta a lui preclusa. Invece le scioglieva le chiome e la prendeva selvaggiamente, con passione e rabbia. Lei lo guardava stupita, ma quell’ingenuità invece di placarlo l’infuriava e diceva cose che la ferivano.

Rivede il corpo abbandonato, donna e bambina insieme, sulla pelle d’orso, sotto la tenda che ombreggiava il volto pallido. La tenne tra le braccia come una bimba, perché Arianna era orgogliosa e impaurita da quella vita nel grembo. Per una volta la prese con tenerezza e la baciò dolcemente, finchè il suo respiro non fu tranquillo. Le parlò delle bellezze di Atene e del suo avvenire di regina, con lui al suo fianco.
Quando lei s’addormentò risalì nella nave e girò la prua. Come al solito doveva distruggere le cose più belle, le più pure. Come se gli Dei, in cambio del suo eroico destino, avessero chiesto il sacrificio delle creature innocenti. Provò a immaginare il dolore d’Arianna al risveglio. Si sarebbe spaventata, poi disperata e torturata, ma non avrebbe intuito il sottile piacere di Teseo al suo dolore. Non avrebbe mai capito la sua crudeltà, e l’avrebbe rimpianto per sempre. 

Invece Arianna si consolò, le sue chiome s’allungarono come oro fuso, e s’ornò d’edera, di pampini e veli, sotto lo sguardo rapito di Dioniso. Le sue labbra pallide divennero ciliege mature, gli occhi sfumarono di viola come le bacche del pruno selvatico, e il seno divenne pieno, come coppe di latte e miele. Il suo abbandono non l’aveva stroncata, ma aveva fruttificato come un albero al sole. In un angolo buio della sua capanna Teseo, inseguito dalla morte, si sente abbandonato da Arianna, l’Anima che incontrò una sola volta nella vita e che perse per sempre, e Teseo piange.



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