lunedì 20 gennaio 2014

GUERRIERO E GUERRIERA DI CAPESTRANO



Si è dibattuto all'infinito sul guerriero di Capestrano, questo combattente dalle spalle larghe, dalla maschera sul viso, coperto da stringhe e forse medaglioni di bronzo oppure di pelle dura.

GUERRIERO PICENO
La curiosità è che ha un cappello molto strano, sicuramente un cappello da cerimonia e non da guerriero piceno, nè da guerriero in assoluto, perchè l'elmo piceno è più o meno quest'altro nell'immagine 1, una bella calotta di bronzo decorata che salvaguarda il capo dai fendenti.

Di questo guerriero se ne conosce il nome per una iscrizione incisa sul lato destro di uno dei due pilastrini che sorreggono la statua ai lati.

È scritta in sabellico arcaico e riguarda l'autore quanto la statua, un certo Aninis che vi raffigurò il re Nevio Pompuledio.

Ormai sappiamo: il guerriero è un re e la statua è dedicata al defunto.

La scultura è di stile propriamente piceno, non raffinata nei particolari ma decisamente elegante nell'insieme, insomma una statua scenica come si conviene alla figura di un re.

Realizzata in pietra e marmo, il grandioso reperto risale ad epoca molto arcaica, al VI secolo a.c., e venne rinvenuta in una necropoli dell'antica città di Aufinum (Ofena), a nord-est di Capestrano (AQ).

Una delle opere più monumentali e impressionanti dell'arte italica, conservata a Chieti nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo.

GUERRIERO DI CAPESTRANO
Trattasi infatti di una statua funeraria, come è testimoniato anche dalla maschera che indossa il re guerriero, che però di guerriero come costume ha davvero poco, perchè sembra più appartenere a una tenuta da cerimonia coi vari simboli del potere.

Naturalmente il suo rinvenimento, come quasi sempre accade in Italia, fu del tutto casuale: si scava poco perchè mantenere il patrimonio archeologico costa.

Si dimentica (volutamente) che il patrimonio archeologico è una delle massime componenti che fa dell'Italia il Bel Paese tanto apprezzato dai turisti, pertanto fonte di ricchezza per i cittadini.

La statua, con le gambe spezzate, fu infatti rinvenuta casualmente nel 1934 durante dei lavori agricoli e i successivi scavi riportarono alla luce una necropoli con tombe e corredi funerari, datati tra il VII e il IV secolo a.c.

Una scoperta eccezionale, la statua con vari frammenti venne ricomposta e restaurata compreso lo scenico copricapo, intagliato separatamente, ma corrispondente tra l'incasso centrale e la apposita sporgenza
realizzata sulla piatta superficie della testa.

La statua come in genere tutte le statue antiche (comprese greche e romane), era dipinta con diverse tonalità di rosso, per dare al personaggio una connotazione più viva.

Tolta la base, essa raggiunge la notevole altezza di m 2,10, ovviamente più del reale, come usava anticamente per le divinità o i personaggi divinizzati.



LA DESCRIZIONE

Il monumento viene in genere descritto come una figura maschile stante, con braccia ripiegate sul petto, in costume militare.

IL GUERRIERO DAVANTI E DIETRO
La testa è coperta da un elmo da parata a disco che copre le orecchie e ha una maschera sul volto; il torace è protetto da dischi metallici retti da corregge, mentre un altro riparo, in cuoio o in lamina metallica, sorretto da un cinturone, protegge il ventre.

Le gambe sono protette da schinieri e ai piedi presenta dei sandali. Appesi davanti al petto, il guerriero porta una spada, con elsa e fodero decorati, e un pugnale. A destra regge una piccola ascia, evidentemente da cerimonia, cioè un simbolo di potere. Al collo porta collana rigida con pendaglio e un bracciale su ciascuno degli avambracci.

Dunque il copricapo, con le sue larghissime tese, simile a un sombrero, è stato visto come elmo da parata, dotato di cimiero (sulla parte superiore si notano le tracce di una cresta sporgente, oggi perduta), oppure come uno scudo di difesa che veniva portato sulla testa quando non era in uso in battaglia.

La figura poggia su un piedistallo ed è sorretta da due pilastrini laterali, sui quali sono incise delle lance. A sinistra vi è un'iscrizione redatta dal basso in alto con parole separate da punti: MA KUPRí KORAM OPSÚT ANI{NI}S RAKINEL?ÍS? POMP?[ÚNE]Í. 

Il senso del testo è stato tradotto come: Me, bella immagine, fece (lo scultore) Aninis per il re Nevio Pompuledio (interpretazione di Adriano La Regina) oppure:  fece (fare) Aninis per Pomp? (interpretazione di Calderini). 

Il guerriero sembrerebbe raffigurato morto, come suggeriscono la maschera facciale e i sostegni. Probabilmente la statua era posta come segnacolo sulla tomba regale insieme al suo vasto corredo.

L'anatomia del guerriero non è definita come nei coevi kouroi greci, ma è più approssimativa, mentre molta più cura è stata dispensata nel raffigurare dettagli come le armi, per sottolineare il rango e l'importanza del personaggio.

IL SIGNORE DEGLI ANIMALI
Rivediamo la questione:

1) L'elmo: sembra un elegante copricapo civile, e non un elmo perchè gli elmi da cerimonia sono in genere molto leggeri e molto lavorati, atti ad essere scenici insomma, anche arricchiti da metalli preziosi o essi stessi in metallo prezioso, senza essere pesanti come si addice ad un copricapo per difesa in battaglia.

Le cerimonie cui doveva presiedere un re potevano essere molto lunghe, e magari riguardavano anche il suo posto in trono come amministratore della giustizia, per cui la famosa cresta posta sopra poteva anche essere con molta probabilità una piuma o un insieme di piume.

2) Non vi sono dubbi che riguardi una statua funeraria, posta sicuramente in piedi come genio protettivo del luogo, insomma per l'altezza e la posizione fa pensare a un capo divinizzato.

3) Il fatto che l'epigrafe faccia parlare la statua è consuetudine nelle tarda antichità, lo stesso troviamo nelle ciotole etrusche da offerta, perchè in antico, quando i parametri mentali non erano così strutturati, tutto il mondo era considerato vivo, oggetti compresi. 

Con la sovrastrutturazione della mente tutto diventa morto e schematico, cosicchè ciò che appare quasi ridicolo oggi, come la personalizzazione di una statua, è invece segno di una mente ancora capace almeno in parte di ascoltare l'universo.

GUERRIERO IN EREZIONE FALLICA

4) L'anatomia del guerriero non è definita come nei coevi kouroi greci, cioè manca di attributi maschili, come mai?

Di certo è maschio e infatti non ha seno, ma la parte inferiore del corpo è decisamente femminile. 

Vita molto stretta, fianchi larghi, ventre pieno, coperto da un copripancia che sembrerebbe di stoffa o di pelle molto leggera, perchè segue l'incavo tra le gambe e c'è persino l'incavo della vagina.

Le due stringhe che gli passano in mezzo alle gambe non potrebbero mai essere poste a un maschio, perchè gli lederebbe i genitali. 

Dietro poi, come si evince dalla foto 7, un bel sedere pieno e femmineo. 

Eppure i Piceni ci tenevano ai loro attributi, era una società già patriarcalizzata tanto è vero che la Signora degli Animali era già stata sostituita dal Signore degli animali, come si può riscontrare nell'immagine n° 3.  
Come mai non lo hanno fatto per il re, che doveva essere la figura maschia per eccellenza?

Non solo ci tenevano agli attributi sessuali maschili, ma addirittura li enfatizzavano, come si evince da questo scudo, fig. 4, dove un'entità maschile annienta i nemici che cadono sotto al cavallo del vincitore. Naturalmente l'esaltazione sessuale è del vincitore che vanta un pene in erezione per la gioia della vittoria.

5) Ma chi erano questi Piceni?

La civiltà picena si sviluppò nell'età del ferro”, e le tombe più antiche erano caratterizzate da sepolture semplici, nelle quali i corpi dei defunti venivano inumati, disposti su di un fianco, in posizione rannicchiata. 

Sono ben distinguibili le sepolture femminili da quelle maschili, in quanto le prime sono caratterizzate dalla presenza, accanto al corpo, di monili e di oggetti ornamentali, mentre le seconde si distinguono per la presenza di armi.

Ecco pertanto qua sotto una statua femminile, la foto 6, (su cui naturalmente i cristiani si sono accaniti con particolare virulenza) con seni, veste, orecchini, collana con pendente, nastri e bracciali.

E' accaduto per tutti i ritrovamenti arcaici, si sono salvate in genere le immagini scultoree con attributi maschili, mentre sono state fatte a pezzi quelle femminili, talvolta, quando gli attributi femminili erano scarsi, per esempio i soli seni, questi seni venivano asportati (naturalmente si vedeva la traccia relativamente fresca dell'asportazione).

Recentemente è stata scoperta in località ‘I Pini’ di Sirolo una sepoltura a circolo databile alla fine del VI secolo a.c. preziosissima e inviolata, chiamata la tomba della Regina picena di Sirolo; tra i reperti risaltano due carri smontati e sistemati nella tomba e un ricchissimo corredo con oltre 1700 monili e molti pezzi di suppellettili.

STELE FUNERARIA FEMMINILE
In uno dei vasi, foto 5, miracolosamente integro, compare la bella immagine di un bel volto femminile ornato di copricapo prezioso e lavorato, orecchini e collana.

Fino ad oggi è stata ritrovata un'unica immagine di guerriero piceno recante un bracciale che si presume un distintivo da battaglia, un po' come i soldati romani portavano la torque, il bracciale che costituiva l'onoreficenza conquistata in battaglia.

Invece il guerriero di Capestrano di bracciali ne ha tre, di cui uno, sull'avambraccio sinistro, munito di pendagli. Ma non basta, perchè indossa pure una collana.

Se ne desume che pur essendo un maschio aveva conservato nelle effigi dei caratteri femminei, un po' come le Faraone egizie, quando regnavano sole, indossavano la barba finta per avere più autorevolezza.

Un po' come Dioniso o Bacco, o Apollo, comparivano in Grecia spesso con attributi femminili, nelle vesti, nei seni e nelle forme pronunciate, nonchè nei volti femminei.

E' evidente che quel guerriero re portava i caratteri della regina per avere maggiore autorità, essendo ancora fresco il ricordo del matriarcato, un po' come il Budda in oriente compare gravido, con collana, orecchini e bracciali e serpente della Grande Madre che aveva imperato prima di lui.

Nulla di cui stupirsi, visto che persino il faraone egizio traeva il suo trono solo dalla linea femminile, per cui, onde indossare la corona, doveva sposare una faraona, fosse essa sorella o addirittura figlia. Così fu che nell'Agamennone Egisto diventa re non pechè è il fratello del re ma perchè sposa Clitennestra.
Un tempo il potere era femminile.



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