giovedì 30 novembre 2017

ACHEROPITA E' UNA PAROLACCIA?



UN CRISTO CHE SEMBRA UN MUPPET

IMMAGINE ACHEROPITA SANTA MARIA IN TEMPULO

Le origini di S.Maria in Tempulo (a Roma, in via Valle delle Camene, alle pendici del Celio) risalgono alla fine del VI sec., quando una comunità religiosa greca costruì in questo luogo un piccolo oratorio dedicato a S.Agata. Il primo documento ufficiale che attesta l'esistenza di un "Monasterium Tempuli" risale però all'806, quando l'edificio venne saccheggiato dai saraceni.

SANTA MARIA IN TEPULO DEPRESSA
Affinché le monache avessero le possibilità economiche per la ricostruzione, nel 905 papa Sergio III emanò una bolla nella quale donava al monastero alcune proprietà sulla via Laurentina, a patto però che le monache recitassero cento volte al giorno il "Kyrie Eleison" ("Signore, pietà") ed il "Kristi Eleison" ("Cristo, pietà").

Questa bolla è molto importante perchè per la prima volta venne menzionata la famosa icona acheropita (ovvero non dipinta da mani umane) di S. Maria in Tempulo.

Un documento del 977 menziona il "Monasterium Sanctae Mariae qui vocatur Tempuli", mentre soltanto nel 1155 comparve ufficialmente una "ecclesia S.Mariae in Tempuli". La storia del convento volse al termine nel 1216, quando papa Onorio III incaricò S.Domenico di fondare il primo ordine monastico di clausura (le suore Domenicane).

Nel 1222 S.Domenico riuscì a realizzare il progetto trasferendo le suore di S.Maria in Tempulo nel vicino monastero di S.Sisto Vecchio, con l'autorizzazione di trasferire nella nuova sede anche l'adorata icona della Vergine (in seguito appunto denominata "Madonna di S.Sisto"): l'icona, dopo aver soggiornato per più di tre secoli nel convento di S.Sisto Vecchio e per altri tre nel convento dei Ss. Domenico e Sisto, tutt'oggi è veneratissima nella chiesa di S.Maria del Rosario a Monte Mario.
Sembra sia stata copiata (e pure male) da questa immagine, fornita di croce e guantini in foglia d'oro e pietre preziose :


Il tema iconografico bizantino mostra due varianti basilari della Madonna di Costantinopoli: una che raffigura la Madonna in piedi e le mani alzate, detta Blachernitissa; un'altra che raffigura la Madonna in busto e girata a destra con le mani alzate, è detta Agiosoritissa. Quest'ultima sembrerebbe tenere tra le sue mani un infante (e forse lo aveva) ma in tutte le icone è senza bambino.

Domanda:
- Ma se non era stata dipinta da mani umane, chi l'aveva dipinta? 
- Una scimmia ammaestrata? 
- No. Però non si sa.
- Dio certamente no, troppo lontano ed etereo, troppo superiore.
- Sembra l'abbiano dipinta gli angeli. 
- Ma sembra copiata!
- Non conta, magari l'hanno copiata da un altro angelo.
- E va bene, però un corso di pittura a quegli angeli glielo potevano pure fare, sembra una che si è infilata un boccone troppo grosso e non ce la fa nè a masticarlo nè a mandarlo giù. E poi ha una certa aria depressa!....


IMMAGINE DEL REDENTORE (S. Giovanni in Laterano)

IMMAGINE ACHEROPITA DEL REDENTORE A SAN GIOVANNI IN LATERANO

Già il nome tradisce il fascino ed il mistero di questa reliquia, la parola deriva dal greco, anche se le fonti sono contrastanti e significa letteralmente non fatto da mano umana, la storia/leggenda ci racconta che Maria e i discepoli chiesero a Luca un ritratto di Cristo, il loro maestro, naturalmente Luca era molto lusingato dalla richiesta e non vedeva l’ora di iniziare il suo lavoro, visto anche l’affetto sincero che provava per il suo maestro ma la storia continua raccontandoci che il futuro santo non fece in tempo ad iniziare il dipinto poiché lo trovò già finito per mano degli angeli.

Aho ma questi angeli non si sanno tenere, l'avevamo già detto che devono fare un corso, non ci si improvvisa mica pittori su due piedi, poi per forza che le immagini fanno pena. Non ha un capello, scuro come un aborigeno australiano, con la barba e gli occhi stralunati. E dai! Che figura fate fare al Padreterno!...

Anche l’arrivo a Roma della reliquia è prodigioso secondo la tradizione, infatti l’Immagine Acheropita del Redentore era conservata a Gerusalemme almeno fino al 700, poi con l’inizio della persecuzione degli Iconoclasti costringe il patriarca della città Germano a fuggire con l’icona ma i persecutori non mollano ed inseguono senza sosta Germano e l’icona.
Il patriarca sentendosi ormai perso decide che è meglio gettare in mare il dipinto piuttosto che farlo cadere nelle mani dei suoi inseguitori ma una volta in acqua il quadro (miracolosamente impermeabilizzato) invece di farsi trasportare dalle correnti marine si dirige verso Roma, riuscendo persino a risalire il Tevere per poter letteralmente volare nelle mani di S. Gregorio II che aveva fatto un sogno premonitore sull’arrivo della reliquia a Roma nel 726 ca.

Tutti fissati a inseguire questa icona che, diciamolo, è parecchio bruttina e non solo, in acqua salata si conserva meglio della plastica ed ha una mira... a San Gregorio poteva cadergli in testa anzichè sulle mani!

Nei secoli l’icona è stata usata dai pontefici come strumento di persuasione facendo credere ai fedeli che il suo potere poteva essere usato per prevenire o far finire catastrofi e carestie, questo potere poteva essere sprigionato attraverso una processione solenne, oggi invece l’icona viene ammirata “solo” per il suo valore storico/artistico da migliaia di turisti ogni anno.

Diciamola tutta, le famose simonie Martin Lutero non se le era mica inventate, la Chiesa per le speranze di miracoli o per rimettere le indulgenze si faceva pagare e pure bene. Anzi, ci si è arricchita.

La reliquia può essere ammirata nei sotterranei di San Giovanni in Laterano, l’aspetto attuale dell’icona è la conseguenza di un restauro del XII sec., la versione originale invece viene datata V-VI sec. d.c., tra l’altro data non compatibile con la prima parte della leggenda.

Ma non guardiamo certe sottigliezze, tanto la maggior parte dei santi, diciamo il 90% non sono nemmeno esistiti, suvvia diamogli almeno il beneficio dei miracoli!



IMMAGINE ACHEROPITA DELLA SINDONE DI TORINO

La Sindone di Torino, nota anche come Sacra Sindone o Santa Sindone, è un lenzuolo di lino, un tempo bianco, conservato come reliquia e come evento miracoloso nel Duomo di Torino, di quelli con cui talvolta si avvolgevano i morti.

Su questo lenzuolo è visibile l'immagine di un uomo che porta segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e torture compatibili con quelli descritti nella passione di Gesù.

La tradizione cristiana identifica l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il corpo nel sepolcro.

Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon), un ampio tessuto, come un lenzuolo, non legato al culto dei morti o alla sepoltura,  come oggi lenzuolo non significa lenzuolo funebre, però oggi il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù.

Il più celebre studio condotto sulla Sindone (condotto per concessione della Chiesa), per la  risonanza che ebbe all'epoca sui mezzi d'informazione, è la datazione eseguita nel 1988 con la tecnica radiometrica del carbonio 14 svolta in tre laboratori, di Oxford, Tucson e Zurigo, e pubblicata su Nature. 

La prova del carbonio ha stabilito che il telo risale, con garanzia di almeno il 95% e un'approssimazione di 10 anni in più o in meno, a una data compresa tra il 1260 e il 1390, periodo delle prime testimonianze storiche certe della Sindone (1353-1355 circa).

Questa datazione è stata generalmente accettata dalla comunità scientifica, oltre che da diversi esponenti della Chiesa cattolica anche per bocca dell'arcivescovo di Torino, il cardinale Anastasio Ballestrero; i sostenitori dell'autenticità del telo hanno però avanzato molti dubbi sul test.

Ora, datazione a parte, l'immagine è dovuta a una presenza di olii e resine, oltre a liquidi naturali del corpo, anche se fosse risalita ai tempi di Cristo che dimostrava?
Che un poveretto maltrattato era stato sepolto?

Ma il fatto è che l'immagine reputata del Cristo, sarebbe dovuta a un miracolo, cioè proiettata miracolosamente sul lenzuolo.

Ora il volto del Cristo ricostituito digitalmente, tenendo conto che l'immagine è al negativo, sarebbe questa qua sotto.



E questo sarebbe Gesù Cristo? Capperi, somiglia a un australopiteco! Lo dicevo io che gli angeli, o chi per loro, devono lasciar perdere. Che diamine, sono negati!
Non ci si improvvisa pittori, occorre studiare e praticare, praticare e studiare. E' ora che gli angeli capiscano, perchè se vanno avanti così perdono un sacco di voti.. pardon.. di credenti... e di 8x1000...



IMMAGINE ARCHEROPITA DELLA MADONNA DI GUADALUPE

Juan Diego, povero indio che assisteva sgomento al crollo del mondo in cui era nato e cresciuto, improvvisamente si trova di fronte a una celeste messaggera che si rivolge a lui non con la lingua dei conquistadores, ma gli parla in “nahuatl”, cioè la lingua degli indigeni del Messico; e il luogo prescelto dalla “Linda Señora” non sarà la Chiesa costruita dai nuovi padroni, ma sarà la terra del Tepeyac ove si venerava quella che gli Aztechi chiamavano la loro Veneranda Madre. 

Sin dalla prima apparizione la Madonna si rivolgerà a Juan Diego, rappresentante di un popolo oppresso e senza speranza, come colei «che ha ascoltato il grido del suo popolo, ha visto le sue sofferenze e vuole portare soccorso alle sue miserie, alle sue pene e ai suoi dolori». 

Da quel lontano dicembre 1531 un popolo sconfitto e umiliato trovò la sua Madre protettrice; da allora i popoli dell’America Latina, dal Messico alla Patagonia, dall’Atlantico al Pacifico, sentirono di avere come sostegno qualcosa di più di un semplice aiuto materiale, avevano con loro la Madre di Dio. 

Veramente il Messico se la passa maluccio ancora oggi, ma non importa, perchè il ritratto della “Morenita”, conservato tutt’oggi sul mantello di Juan Diego, è pieno di riferimenti simbolici aztechi, segno evidente che la Madonna volesse la conversione di quel popolo, costi quel che costi, infatti è costato moltissimo e costa ancora oggi. Insomma cosa non si farebbe per l'evangelizzazione!

Un passo avanti è stato fatto, questa Madonna non è tanto male, ha gli occhi un po' abbottati e un po' di occhiaie, ma non è brutta, però è meticcia! Questi angeli si devono mettere d'accordo: é ebrea, europea o latino americana? Ma c'è di più.. hanno scoperto che negli occhi della Madonna ci sono ben 13 figure.. ma le pupille sono grandi come piazza S. Marco a Venezia? Ma che vi siete fumati? Angeli miei stavolta avete esagerato, e meno male che il resto è coperto se no...



IMMAGINE ACHEROPITA DEL VOLTO SANTO DI LUCCA

Nel XII sec. fu redatto un Racconto della creazione, scoperta e traslazione del santissimo volto, (1097-1112), dove si narra dell'arrivo a Luni, e poi a Lucca, nel
742, di una statua, contenente numerose reliquie, di un Cristo in croce scolpito da quel San Nicodemo, membro del Sinedrio e discepolo di Gesù che, con Giuseppe di Arimatea, depose Cristo nel sepolcro. Però Nicodemo avrebbe trovato l'immagine già scolpita in modo miracoloso.

Per non venire distrutta, la statua venne posta su una nave priva di equipaggio, che infine giunse nel Mar Tirreno, di fronte al porto di Luni, resistendo ad ogni tentativo di abbordaggio da parte dei lunensi, salvo poi approdare spontaneamente a riva dopo l'esortazione del vescovo di Lucca Giovanni I, avvisato in sogno della nave col Volto Santo.

Portato a terra, il crocifisso fu disputato da lunensi e lucchesi, ma altri segni divini vollero che il crocifisso venisse condotto a Lucca, e alla fine i lunensi furono costretti a rinunciare al possesso della reliquia, ricevendo però un'ampolla del Sangue di Cristo prelevata da dentro il crocifisso (ma stava in frigo?). Oggi però sta a Sarzana, giuntavi dopo l'abbandono di Luni.

Il Volto Santo fu posto nella Chiesa di S. Frediano, ma al mattino seguente era sparito: chi se l'era fregato? Niente paura, esso fu ritrovato in un orto vicino al Duomo di S. Martino. Insomma s'era andato a fare una passeggiata, un altro "segno" miracoloso, così che passò nel Duomo di Lucca.
Però poteva essere più chiaro, mandava una lettera, miracolo più miracolo meno, dove diceva: Voglio stare a Lucca, mi piace di più stare a Lucca, e che diamine! Sarò padrone di andare dove mi pare?

Ma mandatelo dove gli pare, tanto non si può guardare tanto è brutto, spaventa i bambini! E ci risiamo cogli angeli, ma perchè non se ne stanno buoni buoni sulle nuvolette anzichè fare danni qui in terra?



IL VOLTO SANTO DI SANSEPOLCRO

E' un crocifisso monumentale risalente ai secoli X/XII, con policromia degli inizi del XIII, che presenta caratteristiche simili a quello omonimo di Lucca, ed è conservato nella Basilica Cattedrale di Sansepolcro. 

CRISTO BASITO
Insieme al Volto Santo di Lucca rientra tra quelle immagini definite acheropite. Sembra che siano copie di un originale non identificato che si è diffuso nelle chiese di tutta Europa. 

Questo è un po' più chiaro, però con i pomelli e il naso un po' rossi, lo sguardo un po' fisso e inespressivo.. ricorda qualche barbone...

Ci risiamo, tutti dipinti dagli angeli e tutti brutti come la fame. Ma lo faranno apposta? Non è che Dio li obbliga e loro indispettiti li fanno sempre più brutti? Mah.

Comunque, se acheropiti sono, devono per forza averli fatti gli angeli? Del resto non è specificato. E se li avessero fatti gli alieni? Beh allora si potrebbe capire che dipingano così male, magari al paese loro non si usa...

Ma insomma, acheropita è una parolaccia?... Penso di si.



0 commenti:

Posta un commento

 

Copyright 2012 All Rights Reserved Matriarcato e Matriarchy - Info - Privacy e Cookies