lunedì 16 giugno 2014

LA REGINA ONFALE





Pseudo Apollodoro

La regina Onfale della Lidia tenne prigioniero Ercole come amante e schiavo della regina Onfale (HELLAN. fr. 4F112 FGrH JACOBI)



LA LEGGENDA

Dopo aver compiuto le sue leggendarie dodici fatiche, Eracle (Ercole) andò dal re Eurito per chiedergli la mano della figlia Iole come promesso.

Ma Iole come la pensava?

I testi non ne parlano perchè le donne non contavano.

Eurito gli negò la figlia ed Eracle, che dall'espiazione con le 12 fatiche non aveva imparato niente, nel solito accesso di furore uccise Ifito, che peraltro era l'unico dei figli di Eurito ad acconsentire alle nozze dell'eroe con la sorella.

Per espiare questo delitto esecrabile, in quanto compiuto in casa dell'ospite, (in effetti di delitti ne aveva compiuti tanti altri) Eracle si rivolse all'oracolo di Delfi, ma la Pizia lo schifò e si rifiutò di dargli responsi.

Anche qui Ercole mostrò il suo caratteraccio e si mise a devastare il santuario, tanto che intervenne Apollo e si accese una lotta feroce tra i due.

Ma Apollo era un Dio e Ercole un semidio, per cui alla fine avrebbe prevalso Apollo, allora Giove per non perdere il figlio intervenne e fece cessare la lotta, poi pregò la Pizia di fare il suo lavoro e questa a malincuore lasciò il responso.
Profetizzò ad Ercole che per espiare doveva servire come schiavo per 3 anni, per spezzare l'orgoglio, reprimere l'ira e imparare l'umiltà.

Quando Ercole fu condannato dall'Oracolo a vendersi come schiavo per espiare l'omicidio, Onfale, che conosceva bene l'eroe e le sue grandi imprese, lo acquistò per 3 talenti (nell'antico sistema monetario "ponderale", ogni talento equivaleva circa a 26 chilogrammi di argento: quindi Ercole fu pagato a peso d'argento.

La regina Onfale, figlia di Iardano re di Libia, mise Ercole tra le sue ancelle, vestito da donna, a compiere lavori domestici e a servire.

Narra Apollodoro che il contratto di schiavitù con la Regina condusse Ercole ad assumere atteggiamenti sempre più effeminati, tanto che prese a vestirsi e ad ornarsi come una donna, ed imparò anche a filare la lana.

L'eroe trascorse circa un anno sottomesso ai capricci della Regina di Lidia, per la sua empia azione, indossando abiti da ancella, costretto a filare la lana e cucire con le sue enormi mani, vittima della derisione delle altre ancelle e della stessa Regina.
L'eroe per eccellenza, divino e umano al tempo stesso, forte, bello e virile, dopo aver impegnato la sua forza smisurata nel difendere i deboli e gli oppressi e nel compiere imprese utili agli uomini, ora era privato della libertà, privato dei suoi simboli di virilità (Onfale gli sequestrò la pelle di leone che egli indossava, e la usò come tappeto) e ridicolizzato in un ruolo che contraddiceva la sua sessualità.

Durante il primo anno di schiavitù, Onfale ebbe come unico diletto sottomettere il maschio col potere della seduzione: Ercole, soggiacendo alla magia dell’Eros, e schiavo dei sensi, vide svilito il suo principio virile a un piano puramente fallico e fu vinto dal tormento d’amore che fu sintesi e metamorfosi della frustrazione e delle umiliazioni subite.

Ma Ercole così virile era così schiavo della patata? Ebbene si, i maschi pensano che la bramosia sessuale sia virilità e dimenticano che ce l'hanno tutti gli animali, maschi e femmine. La virilità, che non è una componente solo maschile (vedi la virago, la vergine ecc.) è un insieme di istinto lucido e chiari sentimenti che rende l'umano sensibile e nello stesso tempo capace di contenersi.

Perchè il bambino non è capace di contenersi, nè nel corpo nè nella volontà ed è normale che non lo sia, ma dall'adulto ci si aspetta che ne sia capace altrimenti è immaturo.

E quel che è peggio è che ne imputa la colpa alla donna, è stata lei a sedurmi (lo fa pure Adamo con Dio incolpando Eva) deresponsabilizzandosi e giocandosi la sua dignità.
La successiva evoluzione del rapporto di schiavitù vide la Regina Onfale fare di Ercole il suo amante/schiavo, dal quale ebbe tre figli. In più, Ercole eseguì per Lei tre ordini:

1) catturare i due briganti Cercopi
2) uccidere Sileo, che costringeva la gente a lavorare la sua vigna
3) uccidere Litierse, che costringeva i viandanti a mietere il suo campo e poi li uccideva.

Passati i 3 anni, Ercole fu di nuovo libero.... di fare danni.





L'ALTRA STORIA


ERACLE E ONFALE

Eracle andò dalle Amazzoni per conquistare il cinto di Ippolita, vi restò come amante della regina per tre anni, poi se ne andò, ci ripensò e tornò per combatterle, e le vinse. Forse per vendicarsi di Onfale, la regina di cui fu schiavo d’amore. Sembra che l'avesse obbligato a vestirsi da donna e a filare e tessere. Ma allora Onfale chi è, la regina della Lidia o la regina delle Amazzoni?

Omphale, o Onfale, era la regina della Lidia, figlia del fiume Iardano, cioè di una divinità e non di un uomo, il che sa di amazzonismo camuffato.

Eracle per tre anni fu schiavo di Onfale, che da lui generò alcuni figli: Ati, Illo, Agesilao, Lamo e Tirseno (o Tirreno).

1) Ati fu il padre di Lido e Tirreno per cui capostipite dei sovrani della Lidia dopo di lui.

2) Illo sposò Iole, obbligato dal giuramento fatto al padre in punto di morte. 

3) Secondo Erodoto, Tirreno migrò col fratello Tarconte, a seguito di una carestia. Traversarono il Mediterraneo orientale, giunsero in Italia e vi fondarono 12 città nell'Etruria. In onore del principe si chiamarono Tirreni (altro nome degli Etruschi).

Eracle « ... lavorò con la leggera conocchia, torcendo con la sua mano tremenda l'umido stame. Egli, appunto, depose dalle spalle la spoglia della fiera nemea, la mitra strinse la sua chioma, e si ridusse a far lo schiavo, con gl'irti capelli bagnati di mirra Sabea »
(Seneca, Ercole sul Monte Oeta)

4) Ora Onfale, figlia di Iardano, aveva ereditato il regno di Lidia dal suo sventurato (sventurato? Era uno stupratore!) marito Tmolo, figlio di Ares e di Teogone, il quale violentò una compagna di Artemide, chiamata Arripe. La Dea lo fece uccidere da un toro furioso, perchè all'epoca violentare una donna era un crimine senza attenuanti.

OMPHALE
Eracle giunse alla Corte di Onfale come schiavo venduto da Ermete (qui il mito cambia, è Ermete e non la Pizia che glielo chiede), il quale voleva che l'eroe si purificasse dell'uccisione di Ifito, uno dei fratelli di Iole. 

Eracle durante la sua schiavitù fece un monte di imprese e Onfale, ammirata lo liberò ma Ercole perse la testa per lei. Luciano (Dialoghi, XXV) narra che per farle piacere le cedette la pelle del leone Nemèo e la clava e giunse a portare collane di pietre preziose e a vestirsi di una gonnella di croco e di porpora, a scardassare la lana e a torcere il fuso, nonché a ricevere dalla regina stessa qualche scherzosa percossa con la pantofolina dorata se spezzava il fuso. 

« Tale già si ridea del fiero Alcide Onfale allor che in femminili spoglie deposto del leon l'ispido vello, squarciava e manti e gonne, e colla mano troppo grave rompea cembali e fusi »
(Stazio, Tebaide)

Io se non altro non ho fatto lo schiavo come te, - fa dichiarare Luciano da Asclepio ad Eracle - né stavo a cardar la lana in Lidia, vestito di porpora e battuto da Onfale col sandalo d’oro. -

Qualcosa non torna, Onfale è regina per caso, anzi in quanto vedova, ma la Lidia era in realtà matriarcale, per cui il trono era della regina.
Come mai non fu il figlio Teoclimeno a ereditare il trono? E come mai dei suoi figli, tutti maschi, non ce ne fu uno che restò presso la madre ed ereditò il trono?

Semplice, le amazzoni non tenevano i figli maschi.

Narra ancora il mito che Eracle, giunto infine a Micene; offrì l'ascia di Ippolita alla regina Onfale che la serbò nel tesoro dei re lidi.
In seguito fu portata nel tempio di Zeus Labradio (labradio da labris, l'ascia bipenne delle Amazzoni) e posta nelle mani della statua.

Eracle fu un personaggio vero e proprio oltre che un mito, tanto è vero che se ne racconta il positivo e il negativo. L'essersi fatto schiavizzare per amore dalla regina Onphale doveva cuocergli parecchio e pertanto si vendicò.

Ma non è il solo, quelli che odiano le donne sono quelli che hanno più paura di esserne soggiogati, solo che anzichè chiedersi come mai siano tanto bisognosi al punto da poterne perdere la dignità attaccano le donne.
Della serie: "Non sono io ad aver un disperato bisogno delle donne ma sono loro che mi tentano perchè hanno una natura infame."



L'ICONOGRAFIA


E' uno dei miti più raffigurati e meno commentati. Un neo nella storia gloriosa dell'eroe.

L'unico vaso su cui senza dubbio sono da riconoscere Eracle e Onfale è la pelìke lucana del Louvre K 545, databile verso il 350-330 a.c.

La sua più antica rappresentazione è su un rilievo arcaico in piombo di Taranto, ora nel Museo Nazionale di Atene, con Onfale stante e con il capo e il corpo coperti dalla leontè (pelle di leone).

Tra le pitture, quella della Casa di M. Lucrezio, che deriva da un insigne originale di scuola asiatica, con Eracle in panneggi e ornamenti femminili, umiliato, ebbro, stordito dal timpano di una menade e dalla tibia di un erote, e Onfale con la pelle leonina sul capo e la clava nella sinistra, che ostenta il suo trionfo.

Fra le pitture con i busti di Eracle e Onfale, un medaglione deve attribuirsi, per stile e concezione, alla mano del medesimo artista.
Diversa come spirito, composizione e anche qualità è una serie di pitture pompeiane che risalgono, con poche varianti, a un medesimo prototipo, in cui Eracle ebbro giace a terra, mentre gli eroti giocano con le sue armi alla presenza di Onfale.

Qui il dramma si è trasformato in uno scherzo giocoso,come appare in diversi mosaici, molto probabilmente derivanti da una pittura ellenistica, la cui attribuzione al mito è, però, molto incerta, mancandovi le figure di Onfale, che manca anche in un'altra pittura di Pompei, e anche di Eracle.

Il mosaico di Anzio ora nel Museo dei Conservatori, con il possente leone incatenato e beffeggiato dagli eroti (Eracle che fila in abiti femminili è un restauro moderno) e in mosaici del Museo Naz. di Napoli e del British Museum.

Ritroviamo Eracle nella muliebre occupazione di filare sotto gli occhi di Onfale in un'altra pittura di Pompei e anche in un interessante mosaico trovato a Liria, ora a Madrid, in cui la scena è circondata da una fascia a riquadri con le dodici fatiche d'Eracle. In una pittura pompeiana Eracle è seduto accanto a O. che sta in piedi con l'arco.

Più rare le sculture in marmo e i bronzetti, sia di Eracle ed Onfale, in gruppo, sia isolati. Mentre nelle pitture Onfale appare in ricchi abbigliamenti, nelle sculture è ignuda, salvo la leontè.

Solitamente Onfale regge la clava, mentre Eracle indossa vesti muliebri.

È da menzionare anzitutto il gruppo nel Museo Naz. di Napoli, in cui Eracle regge il fuso, e una statuetta di Onfale danzatrice, che proviene dal santuario delle divinità dolichene sull'Aventino, ora nel Museo Capitolino, deriva probabilmente da una pittura o da un rilievo ellenistico.

La parte inferiore (la superiore è tutta di restauro), di una statua di Onfale, che è però panneggiata, a differenza degli esempî già riferiti, è a Leningrado nell'Ermitage. Una dama romana con acconciatura di Giulia Domna si è fatta ritrarre quale Onfale in una statua conservata nei Musei Vaticani.
Si ha inoltre una bella testa di Eracle con acconciatura femminile nell'Albertinum di Dresda. Erme di Eracle e Onfale ornano un bel candelabro in bronzo rinvenuto ad Efeso e un altro di Pompei.

Tra i rilievi marmorei, tre di Afrodisiade raffigurano la testa di Onfale con leontè.
Un solo sarcofago, trovato nella catacomba di Pretestato, ora nei Musei Vaticani, rappresenta il mito di Onfale ed Eracle.

Questi, con il capo coperto da un drappo, sta seduto su una roccia e pare suoni la lira, in presenza di Onfale, che indossa la leontè, mentre eroti giocano con le armi dell'eroe.

Su un puteale di Capri nel British Museum, Eracle in abiti femminili afferra per le braccia Onfale, alla quale cade in terra la leontè.

In un rilievo del Museo Nazionale di Napoli, del II sec. d.c. circondato, come il mosaico di Liria, da una fascia con le fatiche di Eracle, Onfale poggia la sinistra sulla spalla dell'eroe che ha ancora la clava e la leontè, però davanti a Onfale sono rappresentati l'arco e la faretra e davanti a Eracle il cesto della lana e il fuso.

Tra i rilievi tre vasi aretini, un cratere del Louvre, un vaso di Boston e un frammento di Dresda che rappresentano un corteo in cui avanzano, sdraiati ciascuno su un carro, Eracle, barbato ma in abito femminile e Onfale, nuda con la leontè.

Su una phiàle d'argento del Tesoro di Berthouville è il grazioso motivo di Onfale addormentata sulla pelle di leone circondata da eroti.

Su lampade fittili, Eracle riposa ebbro, sdraiato sulla leontè, attorniato da eroti. Onfale ha un erote sulla spalla, in un disco fittile di Pompei, sulla ceramica calena e forse su un elmo bronzeo del Louvre.

Numerose sono le pietre incise con Onfale che ha i consueti attributi, sia con testa sia a figura intera: particolarmente bella quella in cui Onfale, con la testa inclinata, avanza nuda reggendo con tutt'e due le mani la clava sulle spalle.

In un cammeo di Pietroburgo Onfale, con l'aiuto di Eros, pettina e lava Eracle.



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