lunedì 22 luglio 2013

LA SIGNORA DELLE FIERE - II





POTNIA THERON (LA SIGNORA DELLE FIERE)

GOBEHLI TEPE (Turchia)

Alla scoperta in Turchia di un tempio del 9.600 a.c., il più antico del mondo, che sta sconvolgendo tutte le certezze sulle origini della civiltà.


"Göbekli Tepe era un santuario eretto da cacciatori-raccoglitori: ma si pensa che probabilmente non vi abitava nessuno". Il che significherebbe che si trattava di un luogo sacro, un po' come Stonehenge.

"Finora meno di un decimo del sito è stato riportato alla luce, ma basta a dare un'idea del timore reverenziale che il tempio incuteva ai pellegrini che si radunavano qui ben 7.000 anni prima della costruzione di Stonehenge". Mi domando: perchè misuriamo gli altri sulle nostre paure? Quel sito farebbe paura ad alcuni di noi, ma all'epoca semmai esaltava, perchè mai avrebbe dovuto intimorire?


Da WIKIPEDIA:

"Trattasi di un sito archeologico a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.

Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra iniziato attorno al 9500 a.c. la cui erezione dovette interessare centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. 
Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziggurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi.

Intorno all'8000 a.c. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo.

Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran.

Il sito utilizzato dall'uomo avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m².

Gli scavi rimisero in luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco.

Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 15 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra. 

Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.

Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono i 3 m di altezza. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). 

Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.
Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno.

Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.

Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar. 

Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull'altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l'epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.

Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, antecedente dai culti organizzati in panteon di divinità delle culture sumera e mesopotamiche.

Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van in Anatolia ha prodotto importanti informazioni sui cambiamenti climatici del periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al 9500 ac. 

I resti di pollini presenti nei sedimenti hanno permesso di ricostruire una flora composta da querce, ginepri e mandorli. Fu forse il cambiamento climatico a determinare una progressiva sedentarizzazione delle genti che costruirono il sito. 

All'inizio degli anni novanta lo studioso di preistoria Jacques Cauvin ha ipotizzato che lo sviluppo delle concezioni religiose avrebbe costituito una spinta alla sedentarizzazione, spingendo gli uomini a raggrupparsi per celebrare riti comunitari.

La presenza di una struttura monumentale dimostra che anche precedentemente allo sviluppo dell'agricoltura e nell'ambito di un'economia di caccia e raccolta, gli uomini possedevano mezzi sufficienti per erigere strutture monumentali. 

Secondo il direttore dello scavo fu proprio l'organizzazione sociale necessaria alla creazione di questa struttura a favorire uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari e lo sviluppo delle prime pratiche agricole. 

Il sito si trova infatti nella regione della Mezzaluna fertile, dove era presente naturalmente il grano selvatico.

Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia rinvenuta negli scavi, e mancano inoltre resti di abitazioni. 

A circa 4 m di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono stati rinvenute tracce di strumenti in pietra (raschiatoi e punte per frecce, insieme ad ossa di animali selvatici (gazzelle e lepri), semi di piante selvatiche e legno carbonizzato, che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile.

Klaus Schmidt in "Costruirono i primi templi", come proposta di tipo speculativo, lascia intendere che la civiltà sviluppata nella provincia di Urfa, che aveva qui uno dei suoi principali templi noti (definibile anche come archetipo di anfizonia, o "anfizonia dell'età della pietra"), sarebbe stata trasfigurata nel mito dei monti di Du-Ku della cosmogonia sumera.

In questi monti sarebbero esistite le prime divinità (non dotate di nomi individuali, ma semplici spiriti, retaggio degli spiriti sciamanci) e i Sumeri ritenevano che l'uomo vi avesse appreso l'agrcoltura, l'allevamento e la tessitura (vi sono forti indizi che almeno i primi due di questi elementi siano effettivamente comparsi in questa zona verso la fine, o comunque durante, la costruzione del complesso megalitico).



Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University, ha detto a proposito del sito: 

"Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambia completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliate. 
Le teorie sulla ‘rivoluzione del Neolitico’ hanno sempre sostenuto che tra 10 e 12 mila anni fa agricoltori ed allevatori hanno iniziato a creare villaggi, città, lavori specializzati, scrittura, e tutto ciò che sappiamo delle antiche civiltà. 
Ma uno dei punti salienti delle vecchie teorie è che sia nata prima la città, e solo dopo i luoghi di culto. 
Ora invece sembra che la religione sia apparsa prima della vita civilizzata ed organizzata in centri urbani, anzi, che sia quasi stata il motore primario per la creazione di città."

Il sito è spettacolare 12 grandi pilastri di pietra posti ad anello, ognuno stretto e allineato al vicino. Conosciuto come Göbekli Tepe, il sito è una vaga reminiscenza di Stonehenge, eccetto che Göbekli Tepe fu costruito molto prima eseguito non da blocchi scolpiti a corolla, ma da pilastri di calcare nettamente scolpiti e costellati di bassorilievi di animali, una cavalcata di gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni e feroci cinghiali. Il montaggio è stato costruito circa 11600 anni fa, sette millenni prima della Grande Piramide di Giza.
Esso contiene il più antico tempio conosciuto. Infatti, Göbekli Tepe è il più antico esempio conosciuto di monumentale architettura, la prima struttura umana più grande e più complicata di una capanna. Quando questi pilastri sono stati costruiti, per quanto ne sappiamo, niente di comparabile esisteva nel mondo.

Al tempo della costruzione di Göbekli Tepe gran parte del genere umano viveva in piccoli gruppi nomadi sopravvissuti raccogliendo piante e cacciando animali selvatici. La costruzione del sito avrebbe richiesto più persone che si uniscono in un luogo usuale. Sorprendentemente, i costruttori del tempio sono stati in grado di tagliare, la forma e il trasporto delle pietre di 16 tonnellate di centinaia di metri, pur non avendo nè ruote nè bestie da soma. I pellegrini che venivano a Göbekli Tepe vivevano in un mondo senza scrittura, metallo o ceramica, per chi si avvicina al tempio dal basso, i suoi pilastri dovevano far l'effetto di giganti, gli animali sui sassi doveano far venire i brividi, alla luce del fuoco, come emissari di un mondo spirituale che la mente umana può solo provare a immaginare.

Gli archeologi stanno ancora scavando Göbekli Tepe e discutendo il suo significato. Quello che non sanno è che il sito è il più significativo in una raffica di scoperte inaspettate che hanno ribaltato le idee precedenti circa la nostra specie nel profondo passato. A soli 20 anni fa, la maggior parte dei ricercatori credevano che conoscevano il tempo, il luogo, e la sequenza approssimativa della rivoluzione neolitica, la transizione critica che ha portato alla nascita dell'agricoltura, collocando l'Homo sapiens da gruppi sparsi di cacciatori-raccoglitori ai villaggi agricoli e da lì a le società tecnologicamente sofisticati con grandi templi e torri e re e sacerdoti che hanno diretto il lavoro dei loro sudditi e registrato le loro gesta in forma scritta. Ma negli ultimi anni molteplici nuove scoperte, Göbekli Tepe preminente tra di loro, hanno cominciato a costringere gli archeologi a riconsiderare la storia.

In un primo momento la Rivoluzione Neolitica venne vista come un singolo evento, un improvviso lampo di genio che si è verificato in un unico luogo, la Mesopotamia, tra il Tigri e l'Eufrate in quella che oggi è l'Iraq meridionale, poi diffuso in India, Europa, e non solo. La maggior parte degli archeologi ritiene questa improvvisa fioritura di civiltà sia stata trainata in gran parte dai cambiamenti ambientali: un riscaldamento progressivo dell'era glaciale che ha permesso di iniziare la coltivazione di piante e l'allevamento degli animali in abbondanza. La nuova ricerca suggerisce che la "rivoluzione" è stata effettivamente realizzato a più mani su una vasta area e nel corso di migliaia di anni. E potrebbe essere stata spinta non da l'ambiente, ma da qualcosa di completamente diverso."




COMMENTO 

Come mai questa nozione dell'antichità della civiltà è sempre ignorata dagli archologi, come non bastassero i numerosi siti, dei quali sarebbe sufficiente citare Lepenski-Vir?

Noi lo sappiamo da vent'anni, la Gimbutas da molto prima, ma gli archeologi ogni volta cascano dal pero.
Le figure a T sono caratteristiche della frande Madre in diverse culture, ad esempio quella di Cipro.

Oppure basta pensare al TAU, che gli antichi egizi conoscevano come Ankh, utilizzato soprattutto come amuleto, capace di infondere salute, benessere e fortuna. Spesso alla morte di una persona, che venisse mummificata o meno, l'ankh era un elemento fondamentale, con il quale il corpo doveva essere sepolto. Un altro uso frequente dell'ankh era quello che lo vedeva in funzione di specchio, nel quale il vetro riflettente era posto nell'ansa.

Anche i Cavalieri Templari usavano il Tau, una specie di simbolo sacro antesignano della croce, ma più misterioso e antico di essa.

Un significato ancora più misterioso ne fecero gli alchimisti,
raffigurando il Tau come una croce cristiana, piantata in terra
con la figura del Dio cristiano che dovrebbe essere Gesù stesso visto che non è vecchio ed ha accanto un agnello che spunta dalle nubi.

La figura potrebbe però essere anche un angelo che accorre al richiamo della croce che tre uomini guardano con diverso sentire.

Uno sembra incoronato e paludato e sembra avere una certa reverenza verso questa, mentre altri due, di foggia forse ancor più orientale sembrano sbigottiti dalla visione.

Infatti su questa tau si distende un serpente che sembra far parte della sacralità della scena.

Non ci vuole molto a capire che il serpente riporta alla Madre Terra e quindi al simbolo della natura di cui naturalmente si approprierà il cristianesimo per evitare vecchi rimpianti religiosi.

Questo simbolo come Ankh sarà soprattutto l'attributo della Dea Iside, come simbolo della vita e Iside Utero D'Oro come è chiamato da Apuleio è la Grande Madre che prolifera vita e che riaccoglie in seno al momento della morte.

Non ci vuole molto a comprendere che i simboli a T fossero l'immagine della Grande Madre, tanto più che su di queste sacre Tau venivano scolpite immagini di animali. Torna la Signora delle fiere, la Dea delle belve.

E il Tao ha a che vedere? Lao tzu direbbe di si:

"Il Tao che può essere detto
non è l'eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l'eterno nome.
Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature."

La Prima Dea è femmina, in tutto il globo, anche se molti fingono di non saperlo. Il matriarcato adorava la Dea ed è durato 25000 anni, contro un patriarcato durato 5000 anni che pretende di saper tutto.

Forse nel passaggio da matriarcato a patriarcato qualcosa è stato acquistato, ma qualcosa di importante è stato perduto. E' scomparsa la Via del Femminile, cioè la Via dell'Anima, lasciando il posto alla Via della Mente, la Via Maschile. Quest'ultima ha portato guerre, sopraffazioni, giochi di potere e mancanza di compassione per chi soffre.

Le regole pietistiche di una religione maschile non possono sostituire il sentire della sensibilità femminile. Perchè nessuno dei due può realmente vivere senza l'altro, ma mentre un femminile può partorire un maschile dal suo grembo, ovvero se tornata vergine può partorire un maschile che viene dall'interno e non dall'esterno, un maschile non può generare un'anima.


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