lunedì 23 settembre 2013

LA DEA IN FONDO A UN POZZO





ECCEZIONALE SCOPERTA A MONTEREGGI

Da una cisterna torna alla luce intatta un'opera etrusca di 2500 anni fa
Il ritrovamento è frutto del lavoro di cooperativa Ichnos, gruppo archeologico e universitari senesi.

Ora si spera che un altro scavo nelle vicinanze dia risultati simili

Vía: GoNews.it, 15/10/2010

Una scoperta archeologica unica, inestimabile, del periodo etrusco è avvenuta lo scorso 20 settembre nel parco archeologico di Montereggi, nel territorio comunale di Capraia e Limite.

Siamo di fronte a un manufatto artistico intatto, conservato sotto uno strato di sette metri e mezzo di terra e venuto alla luce dopo circa 2.500 anni.

La campagna di scavo 2010 nell’area di quello che ormai si presenta come un centro abitato di importanti dimensioni e dalle caratteristiche “urbane” si è svolta nel mese di settembre con due importanti ritrovamenti.

Nella zona operano la Cooperativa Ichnos, il gruppo archeologico di Montelupo Fiorentino e gli studenti dell’università di Siena coordinati dal professor Pino Fenu.

La prima sorpresa è stata il rinvenimento, all’interno di una grande cisterna, già nota da tempo per appartenere ad una casa etrusca di notevoli dimensioni (oltre 400 metri quadrati) di una lastra in terracotta con la testa di una donna velata, realizzata in altorilievo. 

DE DELLE ACQUE XVIII SEC. A.C. ALEPPO
L’immagine femminile ha i capelli raccolti sulla fronte, e mostra due orecchini ed una collana nell’impostazione classica di queste terracotte architettoniche, secondo un modello noto già nel V secolo a.c.
Il pezzo rinvenuto a Montereggi, per la presenza di volute in foglia d’acanto, può essere datato ad epoca posteriore, ed in particolare attorno alla metà del VI secolo a.c.

Si tratta di un elemento quadrangolare da fissare sull’architrave o sugli elementi rampanti del tetto di un tempio-

La lieve rotazione del volto verso sinistra, chiarisce che era stata fabbricata per essere posta in posizione frontale, nella parte destra, rispetto a chi guardava, dell’architrave. 

La lastra figurata è stata rinvenuta sul fondo della cisterna, a 7,5 metri di profondità, ove evidentemente era stata depositata con cura.

È probabile per gli esperti che l’opera fosse stata riposta nel pozzo, il quale aveva la funzione di raccogliere l’acqua piovana, come oggetto votivo volto a dare effetti benefici al suo contenuto. 

Quella cisterna era stata già scavata negli anni Ottanta, poi l’intervento era stato sospeso perché non era possibile proseguire in sicurezza il recupero dei reperti.

L’opera sarà restaurata e finirà a dicembre nel museo archeologico di Montelupo Fiorentino come tutti gli altri ritrovamenti di Montereggi.

La lastra architettonica – spiega Fausto Berti, direttore del Sistema Museale di Montelupo – giaceva sul fondo della cisterna: collocata sopra un letto di ciottoli bianchi, che avevano probabilmente la funzione di filtrare l’acqua captata dalla struttura ed era protetta da alcune pietre. 

Si tratta, quindi, di una deposizione rituale, grazie alla quale essa si è conservata pressoché integra. Alla figura, che potrebbe anche celare un riferimento ad Artemide – la Dea dalla quale avrebbero preso il nome gli Artemini, gli etruschi di Artimino, nel cui territorio (chora) stava Montereggi - doveva perciò avere la funzione di proteggere l’acqua della cisterna. 

Abbiamo trovato un’opera simile ai Musei Vaticani, proveniente da Cerveteri. 
C’è la sensazione di una possibile connessione con i prodotti artistici della Magna Grecia che, in quel periodo, diffondevano l’incipiente gusto ellenistico. 

La rarità morfologica ed il suo eccezionale stato di conservazione fanno di questa lastra architettonica un ritrovamento di inestimabile valore per il territorio limitese e per le collezioni del Museo Archeologico di Montelupo”, afferma.

Ma la campagna di scavo condotta dal Museo Archeologico di Montelupo e dall’Università di Siena ha portato anche a scoprire tracce consistenti di un edificio templare, ben segnalate dalle basi di colonna e dalle murature che lo caratterizzano, oltre all’ampio spazio aperto sul quale si colloca, riconoscibile come la piazza (l’agorà) posta nel punto più elevato dell’abitato.

La costruzione – prosegue Berti – è da riferire al periodo ellenistico poiché le sue fondazioni hanno restituito ceramiche di IV e III secolo a.c. 

E’ proprio la profondità della fossa entro la quale è stato costruito il muro perimetrale destro di questa struttura a segnalarci la sua probabile appartenenza ad un edificio di culto.

L’ampiezza della fondazione, sconosciuta alle case private, serve infatti a contenere la spinta del grande tetto templare, caratterizzato da uno spiovente di circa dieci metri. 

Un ritrovamento simile ha meravigliato anche noi, anche se da tempo siamo consapevoli che l’abitato di Montereggi rappresenta un importante centro etrusco che, dall’apice della collina omonima si estendeva fino alla pianura, dove ora è la strada provinciale. 

Nel corso di un saggio effettuato nel 2008 proprio nei pressi di quella via di comunicazione sono infatti venute alla luce sotto circa 5 metri dall’attuale piano di campagna importanti accumuli di ceramica databili tra VI e V sec. a.c., tra i quali spicca una grande Oinochoe in figulina ed una Kilyx in bucchero, ora esposti al Museo Archeologico di Montelupo”.

E non è finita qui.
"Esiste un altro pozzo a Montereggi di un diametro di soli 70 centimetri – spiegano Berti e Fenu – che potrebbe nascondere qualcosa di importante. 
Abbiamo visto che la buca è stata ricoperta con cura e la letteratura del settore ci insegna che di fronte a casi simili ci si è trovati a casi di occultamento voluto di opere. I nostri operatori e volontari non vogliono arrendersi e intendono arrivare in fondo. 
Ci auguriamo che ci siano nuove sorprese e che si possano convocare altre conferenze stampa come questa”.



MA QUESTO E' UN ALTRO POZZO

http://www.satorws.com/pozzi-sacri.htm

"Il Pozzo di Santa Cristina, a Paulilatino, in provincia di Oristano: si tratta del pozzo sacro meglio conservato della Sardegna. La forma riproduce nel dettaglio l'anatomia degli organi sessuali femminili, con tanto di grandi labbra esterne, piccole labbra (la struttura a forma di chiave), la vagina, l'uretra e il clitoride.

L'aspetto legato al piacere sessuale è estremamente importante e nessuno, crediamo, l'ha mai sottolineato. Il clitoride è un organo analogo al pene maschile ed è la principale, anzi l'unica sorgente dell'orgasmo femminile. La cultura patriarcale ha da sempre demolito quest'idea, legando il piacere femminile esclusivamente alla penetrazione, in una logica riproduttiva; al contrario il paganesimo e le streghe praticavano usanze diverse dalla penetrazione maschile, puntando maggiormente sull'amore e sul piacere che non sull'aspetto generativo. 

Ecco così due filosofie distinte, da un lato quella vetero-pagana che pone l'accento sulle sensazioni della donna e sul suo diritto a provare l'orgasmo, come l'uomo; dall'altro quella patristico-cristiana che nella sua logica di cancellazione dell'Antica Religione, opera attraverso una demolizione sistematica degli aspetti femminili, primo fra tutti la sessualità. 

Il sesso così diviene "peccato" e il piacere, specialmente quello delle donne, "un abominio". Fino a metà del XX Secolo questa concezione fu dominante in tutto l'Occidente e ricordiamo con orrore le considerazioni della psicanalisi, come quelle di Freud, secondo cui il clitoride era un residuo evolutivo senza valore da rimuovere alla nascita. 

Ancor oggi comunque sono migliaia i casi di bambine operate di clitoridectomia, versione industrializzata dell'infibulazione africana… Queste tristi (se non criminali) pratiche sono il frutto di secoli di dominio patriarcale, un dominio che ha condotto il pianeta sull'orlo della distruzione."

AFRODITE PONTIA DEA DEI NAVIGANTI
Credo ci sia qualcosa di più del simbolo sessuale della donna, anche se l'autrice dice cose purtroppo molto vere.  

C'è il mistero della profondità femminile, cioè il mistero dell'anima e l'anima è solo femminile, tanto per le donne quanto per gli uomini. Ma perchè le Dee stavano così spesso immerse nel profondo dell'acqua?

C'era la Dea Veritas che stava in fondo al pozzo e si attingeva la sua acqua con un secchio d'argento. 

Il pozzo ha avuto sempre un significato magico, se si guarda nel pozzo e si esprime un desiderio quel desiderio si avvera.

C'era pure la Venere Cloacina che non disdegnava stare a guardia della Cloaca Maxima come prima era guardiana dei pozzi.

Avrà a che fare la celtica Dama del Lago che custodisce una spada nella profondità delle acque? 

Perchè la Dea stava in fondo al pozzo, o alla cisterna, o alla cloaca, cosa doveva proteggere o guardare la Dea? 

E la spada aveva a che fare? 

La Dea dal profondo delle acque guardava le acque, e in quelle acque ci si poteva immergere perchè c'era la Dea a custode della coscienza. 
Perchè più profondamente ci si immerge più profondamente deve erigersi salda la coscienza. La vera coscienza, questo non lo scrissero nemmeno gli alchimisti (la chiamavano il fuoco segreto) viene dal profondo del femminile.

Achtung fulgidi eroi: niente acqua niente coscienza!

Lei e solo lei, la Guardiana delle acque profonde, è la custode della nostra coscienza. C'è un femminile divino nella nostra profondità che nessun demone può scalfire.

Lei dà pure l'immortalità... ma prima occorre morire...



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