lunedì 1 maggio 2017

VITTORIA, SANTA o DEA?




LA DEA VICTORIA

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" Nel III secolo d.c. una giovane romana, Vittoria, viene martirizzata nella città (sabina prima e poi romana) di Trebula Mutuesca i resti del cui anfiteatro si possono ancora oggi visitare a poche centinaia di metri dalla chiesa di Santa Vittoria. 

La martire viene dunque sepolta a Trebula ed intorno alla sua tomba si origina un culto il quale genera, alcuni secoli più tardi la costruzione della chiesa; è infatti possibile accedere alle antiche catacombe romane su cui è stata costruita la chiesa. 

Santa Vittoria si presenta ricca di suggestioni e di particolari da scoprire: costruita in buona parte attraverso l’utilizzo di materiali romani, quali i marmi, l’edifico è incastonato di elementi preziosi. All’ingresso troverete un bel piazzale erboso, delimitato ed abbellito da pezzi in pietra rinvenuti in sito e nei dintorni, fra cui rocchi di colonna, architravi con decorazioni, tre leoni funerari, epigrafi, ecc. 



La facciata, interamente rivestita in pietra e marmo, a timpano triangolare, con archetti pensili e grande rosone centrale, è ornata con resti di antichi bassorilievi, tra cui quello rappresentante un leone, e un volto stilizzato (forse un helios – sole) identico a quello sistemato oggi su colonne nel belvedere di Monteleone Sabino. 

Il portale, tipicamente romanico, è affiancato da quattro piccole finestre allungate, due delle quali a sesto acuto, con cornice decorata a motivo ornamentale. La bella torre campanaria, probabilmente restaurata più volte, poggia sopra una robusta costruzione a volta, che si pensa possa appartenere ad un antico tempio romano. 

MEDUSA
L’interno della chiesa, a tre navate, è decorato da alcuni affreschi di preziosa fattura risalenti al XII-XIII secolo. In mezzo alla navata centrale, si apre un pozzo rettangolare abbastanza profondo, chiamato Pozzo di S.Vittoria, la cui acqua era in passato bevuta in segno di devozione. 

A sinistra un’acquasantiera ricavata scavando una porzione di colonna romana. Scenografico il ciborio su colonne di marmo e particolare il leggio ottenuto anch’esso da una colonna ed utilizzando una tegola romana con bollo di fabbrica. Sulla destra, una porticina immette nelle catacombe cristiane, il nucleo primigenio accanto al quale successivamente è sorta la chiesa. 

Aprendo la porta, si accede immediatamente al “Sacello di Santa Vittoria” che ospita un sarcofago in marmo bianco che la tradizione vuole custodisse il corpo della Santa. Sopra il sarcofago, un affresco rappresenta il martirio. 

Usciti dalla chiesa, si gira a sinistra, per osservare più da vicino il campanile romanico, alto e massiccio, alleggerito da due ordini di bifore. Nel corpo del campanile sono murate alcune epigrafi romane. Dal lato opposto, invece, si può osservare il fianco sinistro della chiesa, anch’esso ricco di materiale di spoglio, fra cui frammenti di decorazioni a metope e triglifi ed altre epigrafi. "

CHIESA S. VITTORIA CON COLONNE ROMANE
Non occorre essere un'aquila per capire che la chiesa cristiana è stata ricostruita su un tempio pagano, esattamente su quello della Dea Vittoria, equivalente della Dea greca Nike, si, proprio quella col piedino graziosamente sollevato all'indietro e la corona d'alloro perennemente pronta all'incoronazione del vincitore, chiunque sia, basta che sia romano.

Tanto per cominciare, ma chi era 'sta santa?

Secondo la Passio, Anatolia e Vittoria, due giovani romane di nobile famiglia, cristiane e consacrate a Dio, si opposero al matrimonio con due pretendenti patrizi. I due uomini segregarono allora le giovani nelle proprie tenute in Sabina: qui Vittoria venne uccisa e sepolta in una caverna.
Vittoria (Roma, 230 – Trebula Mutuesca 253) viene ricordata nella Passio del VI sec. d.c. quindi almeno tre secoli dopo, riesumata non da altre fonti scritte, ma da tradizioni popolari, cioè racconti di tre secoli prima. Sappiamo benissimo quante storielle di martiri si è inventata la chiesa.

RESTI DEL TEMPIO ROMANO
"Vittoria, romana di nobile famiglia nata intorno al 230, da bambina ricevette il battesimo. A 20 anni venne chiesta in sposa dal nobile Eugenio. Sua cugina per parte di madre, Anatolia, di qualche anno più anziana, anch'essa chiesta in sposa da un patrizio, la convinse a divenire "Vergine di Cristo". Vittoria vendette i suoi gioielli e le vesti preziose, ne distribuì il ricavato ai poveri e rinunciò definitivamente al matrimonio. Eugenio temeva di denunciarla come cristiana, perché in tal modo i beni di Vittoria secondo la legge sarebbero stati confiscati. Egli infatti aveva un duplice scopo: sposare Vittoria ed entrare in possesso del suo patrimonio. I due pretendenti con il favore imperiale segregarono allora le giovani nelle loro tenute in Sabina: Vittoria presso la città sabina di Trebula Mutuesca, Anatolia presso la città sabina di Thiora. "

Già qui si raccontano delle bestialità, nessun patrizio averebbe potuto imporre ad un altro patrizio un matrimonio. Anzitutto i matrimoni li stabilivano solo e sempre i genitori, mai quelli che si dovevano sposare, e in mancanza dei genitori i parenti prossimi. Se un patrizio poi rapiva una vergine patrizia la pena sarebbe stata la morte.

Di più: Vittoria nasce nel 230 e muore nel 253, quindi visse sotto l'imperatore Filippo l'Arabo (204-249), che non solo non fece mai persecuzioni contro i cristiani, ma si sospetta fortemente che egli fosse cristiano. A Filippo successe il suo generale Decio che in effetti impose ai cristiani "il libello" ma regnò dal 249 al 251.

Gli successe Trebonio Gallo che effettivamente regnò fino al 253, data della morte di Santa Vittoria ma pur se le fonti cristiane parlano di una persecuzione dei cristiani ad opera di Treboniano; in realtà, l'unico evento attestato anche da altre fonti è l'arresto e l'incarcerazione di papa Cornelio nel 252.

RESTI DEL TEMPIO PAGANO
Ma non finisce qui:

" Secondo il racconto della Passio, vi era nel territorio di Trebula un tremendo dragone il cui sbuffo pestifero faceva morire uomini ed animali. Domiziano, signore di Trebula, si recò nel posto dove era stata esiliata Vittoria, e la pregò di salvare la città dal drago. Dopo aver scacciato il drago, Vittoria entrò nella spelonca del dragone e convocando il popolo disse: 
«Ascoltatemi: in questo luogo costruitemi un oratorio e datemi come socie le vostre fanciulle vergini». 
In poco tempo più di 60 ragazze divennero sue discepole; la santa insegnava loro inni, salmi e cantici. L'esilio, affrontato serenamente dalla Santa durò tre anni e si protrasse fino a tutto il 253. Trascorsi però tre anni Eugenio la denunciò al pontefice del Campidoglio di nome Giuliano, il quale inviò a Trebula un commissario di nome Taliarco. Quest'ultimo andò da Vittoria con una statuetta e la obbligò ad adorare la Dea Diana. 
Al suo rifiuto la uccise trafiggendola con la spada. Tutta la cittadinanza fece lutto per sette giorni; i sacerdoti cristiani, con tutto il popolo, la seppellirono coprendola con unguenti e teli di lino. La misero dentro un sarcofago e lo deposero nella grotta dove aveva cacciato il dragone. "

Nessun incaricato avrebbe mai osato uccidere di propria mano un cristiano. Sarebbe stato come se oggi un poliziotto si facesse giustizia da sè sparando su un reo senza affidarlo alla giustizia. Il diritto romano somigliava molto a quello di oggi e nessuno poteva ergersi a carnefice, tutti i cristiani avevano diritto a un processo, perfino sotto Nerone.

Lo scrittore o gli scrittori della Passio erano per giunta notevolmente ignoranti. I Cristiani non dovevano adorare gli Dei romani ma l'imperatore, se lo riconoscevano come Dio per il resto che adorassero pure chi gli pare. Non si temeva il disconoscimento degli Dei ma dello stato, rappresentato dall'imperatore. Sul drago poi, siamo nella fantascienza o sul fantasy, scegliete voi. Ma se si parla di draghi, come gli si può dare un minimo di fiducia? Qualcuno direbbe: "Cambia pusher"

Alle 60 fanciulle vergini, chissà perchè ne ha volute esattamente 60, le avrà prese bimbe, perchè a 12 anni si sposavano, ha insegnato " inni, salmi e cantici". 
Tutto 'sto casino per fargli cantare le canzoncine?

Sul luogo del martirio a Monteleone Sabino venne edificato un sacello, sul quale i devoti erano soliti pregare, e dove sarebbero avvenuti molti miracoli.
Altro che sacello, ci sono resti giganteschi di una statua grande almeno 4 volte la misura umana, con enormi colonne scanalate di tipo dorico.

Di chi sarà stato il sacello, anzi il tempio in origine?
Diciamo della Dea Victoria?
La Dea romana equivalente alla Nike greca?

Eh si, i cristiani usavano trasformare gli Dei pagani in Santi, infatti i fedeli pregavano (e pregano tutt'oggi) più i santi che non Dio o Gesù Cristo, a parte la Madonna che è al top, ma lei è la Grande Madre.

In Sardegna il culto è altrettanto vivo, specie nell'area settentrionale dell'Isola. Nel convento dei minori osservanti di San Pietro in Silki a Sassari è conservato un presunto corpo della santa, esposto da secoli alla venerazione.

RESTI DEL TEMPIO PAGANO
RELIQUIE

Con il pericolo saraceno, il corpo di Santa Vittoria fu prima portato nell'abbazia di Farfa, poi nel 934 a Santa Vittoria in Matenano, nelle Marche, in cima al Colle Matenano. Nel 1771 la antica chiesa monastica e l'annesso monastero furono definitivamente demoliti. Nel piano sottostante nel 1795 fu costruita la nuova Chiesa Collegiata-Santuario che a tutt'oggi ospita nella cripta le Sante Reliquie della Patrona.

Però oggi una parte notevole delle ossa della santa si conserverebbero a Bagnoregio, altra parte notevole a Matenano in Fermo, e il resto a Sassari. Ma lo scempio di cadavere non è un reato?

Diciamo che si conserverebbero, però... la chiesa di Civita di Bagnoregio dedicata a S. Vittoria sparì nel vuoto sottostante per scoscendimento del terreno, un miracolo di Dio che aveva litigato con la Santa?

Ma teniamo conto che il 22 gennaio 1694 un teste deponeva di ricordare come in un sogno quando la chiesa era stata fatta (non rifatta), e una teste il 25 gennaio 1694 deponeva di ricordare come in un sogno d’aver trasportato i sassi, quando fu fatta (non rifatta) la chiesa stessa. Si fece deporre sui sogni deliranti? La follia non ha confini... 



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