venerdì 6 dicembre 2013

IL CALDERONE MAGICO





Pitagora - Versi aurei -:
- Divina specie d’uomini v’ha, cui sacra et alta Natura tutto addita. -


IL CALDERONE ROTONDO 

Roberto Calasso:

- C’è un soggetto che segna un grado altissimo della civiltà, rispetto al quale gli altri che conosciamo sono attenuazioni: la pentola di bronzo. Nella Cina degli Shang fu l’oggetto cultuale attorno a cui ruotava la vita. E tuttora soltanto da quei bronzi possiamo ricostruire quel mondo. Allora il recipiente sacro assunse un certo numero di forme canoniche, che poi furono ripetute per oltre duemila anni, mutando di materiale e diventando sempre più fragili e profane. Nella Grecia dorica quel recipiente ebbe una sola forma dominante: il tripode… Ciò che ha una funzione indispensabile e umile, cuocere il cibo, viene sottratto imperiosamente a ogni funzione che non sia l’offerta alla divinità. 

“Iaron Dios”, sacro a Zeus, leggiamo sul bordo di un lebete tripodato, al museo di Olimpia. E, sia in Cina che in Grecia, la pentola di bronzo appare rivestita di forme animali: il tao-t’ieh innanzitutto in Cina, mostro composito intarsiato di altri animali e ideogrammi, dal gufo alla cicala, dal leopardo al serpente. Soprattutto il grifone in Grecia, con il possente becco aperto e la lingua guizzante, ma anche il leone e il toro. - 

Esistevano anche i tripodi di legno e di pietra, come quello in alto, disegnato su un originale dal Piranesi, ma di solito erano in bronzo perchè ci si poneva la pentola per cucinare.

Va bene, il calderone è il tripode sacro dedicato agli Dei, ma dopo, perchè la funzione primigenia è di cucinare e il fuoco e la cucina li hanno inventati le donne.
Qualcuno si è chiesto perchè ancora nella Roma imperiale i primi sacrifici effettuati dallo stato venivano offerti a Vesta? Perchè era la più antica Dea, antica Estia, poi soppiantata da culti maggiori ma sempre rimasta in auge, e le sue vestali erano di tutto rispetto, perchè i littori abbassavano i fasci solo in due occasioni: di fronte all'imperatore e di fronte alle vestali.


Uno studio della mitologia greca deve iniziare dall’esame della situazione politica e religiosa dell’Europa prima dell’invasione degli Ariani. In tutta l’Europa neolitica, a giudicare dai miti sopravvissuti, le credenze religiose erano omogenee e basate su un culto di una Dea madre dai molti appellativi, venerata anche in Siria e in Libia. L’antica Europa non aveva Dei.

La grande Dea era considerata immortale, immutabile e onnipotente e il concetto della paternità non era stato introdotto nel pensiero religioso.

La Dea sceglieva gli amanti per soddisfare il suo piacere e non per dare un padre ai suoi figli. Gli uomini temevano la matriarca, la riverivano e le obbedivano; il focolare che essa alimentava in una grotta o in una capanna fu il loro primo centro sociale e la maternità il loro primo mistero.

Ecco perché la prima vittima di un sacrificio pubblico greco veniva sempre offerto a Estia del focolare. Il bianco simulacro aniconico della dea, il più diffuso dei suoi emblemi, che troviamo a Delfi come omphalos o ombelico, rappresentava forse, in origine, il grande cumulo di cenere ammucchiato sopra la brace viva, che è il sistema più facile per conservare il fuoco senza fumo.

In seguito fu identificato col tumulo sbiancato a calce sotto al quale era sepolta la bambola del grano, che a primavera sarebbe risorta come germoglio, e coi tumuli di conchiglie marine e di quarzo che 

coprivano le tombe dei re defunti.”
(Robert Graves)

- Mito di morte e resurrezione della figlia, come Cristo che risorge all’equinozio di primavera. Il ritorno di Core rapita riporta la primavera nel mondo. E i simboli della Grande Madre iniziano aniconici.. -

- Cioè? -

- Senza immagine.. non hanno forma... ma divengono pali, coni o alberi della vita, perché quadrato e rettangolo sono maschili, in quanto la mente ha riferimenti e punti cardinali, mentre l’anima è tonda ed ha come riferimenti l’ombelico, o l’albero, la sua centralità. -

Quando Calasso scrive che il calderone aveva solo scopi sacri per cui non ci si cucinava incorre in errore, perchè cucinare faceva parte della sacralità.

Quando le donne erano in contatto con la natura sentivano tutto l'onere di togliere vita ad animali e piante per dare vita a sè e alla tribù.

Questo sacralizzava il fuoco e il cucinare.

Quando l'uomo s'è scisso non ha provato più nulla nè per gli animali nè per le piante. Per dirla tutta non ha provato più nulla per nessuno, l'umanità ha sentito la natura ostile e le sue creature come oggetti da usare, per l'utilità o bisogni personali.

Pertanto cucinare per gli uomini (anzi per la donna) era come cucinare per la Dea, per la stessa Dea che forniva il cibo, cioè la Terra.


Dalla Sacra Bibbia

- Geremia 7:18 I figli raccolgono legna, i padri accendono il fuoco, le donne impastano la farina per fare delle focacce alla regina del cielo e per fare libazioni ad altri dei, per offendermi (dice il Signore).

- Geremia 44:17 vogliamo mettere interamente in pratica tutto quello che la nostra bocca ha espresso: offrire profumi alla regina del cielo, farle delle libazioni, come già abbiamo fatto noi, i nostri padri, i nostri re, i nostri capi, nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme; allora avevamo abbondanza di pane, stavamo bene e non vedevamo nessuna calamità.

- Geremia 44:18 ma da quando abbiamo smesso di offrire profumi alla regina del cielo e di farle delle libazioni, abbiamo avuto mancanza di ogni cosa; siamo stati consumati dalla spada e dalla fame.

- Geremia 44:23 Perché voi avete offerto quei profumi e avete peccato contro il Signore e non avete ubbidito alla voce del Signore e non avete camminato secondo la sua legge, i suoi statuti e le sue testimonianze, perciò vi è avvenuto questo male che oggi si vede.



DEA NATURA

Certo, ognuno la racconta come vuole, ma un tempo regnava la Dea Tetta, o Dea Natura, o Grande Madre dai mille nomi. Ma la legge del Dio Padre non conosce la Costituzione ed è retroattiva. 
- Avete sacrificato alla Dea? Adesso pagate. -

Ma c'è di più: il mistero della nascita non riguardava solo il parto della donna, ma anche quello degli animali, per cui non si uccidevano le femmine gravide degli animali, ma neppure quelle che allattavano o addirittura allevavano i piccoli.

Così ad ogni animale veniva consentito di crescere e diventare forte, magari riuscendo a sfuggire al cacciatore permettendo così anche la selezione della specie, nel senso che solo i più deboli venivano uccisi per essere mangiati.

La pentola di bronzo è il calderone della Dea celtica Birghit, o Brighit, (trasposta in Italia come Santa Brigida), il tripode greco e l’atanor degli alchimisti. Ma è pure il calderone della strega, anzi  quel calderone allude proprio a quello della Dea che vi gettava i morti, mescolava e poi rifaceva i vivi.

Come dire: - Non vi affannate tanto perchè qui dentro tutto si rimescola e quando rinascete non siete più voi. -
Per cui il fissato maschilista sarà stato  gay o femmina o trans, e viceversa. E di certo lo sarà di nuovo.

Perchè la strega nel calderone mette ali di pipistrello, code di topi, ragni e becchi di civette? Perchè ha gusti da schifo?

No, perchè allude al lato nascosto e notturno. E perchè ha accanto a sè inevitabilmente un gatto nero? Perchè allude al lato nascosto e notturno.

Del resto la grande Madre Athena non aveva come simbolo e animale prediletto la civetta?
Si, perchè alludeva al lato nascosto e notturno. La civetta sa vedere nel buio, e il nostro interiore è decisamente buio, buio come la pancia del calderone.

Ma che rapporto c'è tra il tripode e il calderone? Il tripode sorregge il calderone, senza tripode la pentola si rovescia e neppure può essere posta sul fuoco. Dire pentola è come dire calderone.

Dunque il calderone era il tripode su cui la Pizia vaticinava, sedendocisi sopra. Ovviamente a fuoco spento.

Perchè sul tripode? Perchè era la forma più semplice da eseguire, come lo sgabello a tre zampi, è meno stabile ma più semplice. 

Il tripode era di metallo per cui più solido ma ugualmente scomodo, ma le pizie o pitonesse, le vaticinanti insomma vi erano abituate, e non cambiavano seggio perchè era l'emblema antico, quello che le contrassegnava come sacerdotesse della Dea.

Il tripode dunque sorregge la pentola o la sacerdotessa, ambedue sono la forma che accoglie un contenuto, la pentola il cibo e la sacerdotessa la Dea.



I COLORI DEL TRIPODE

E ora passiamo ai colori del tripode, o sgabello che fosse, erano sempre tre: il nero, il bianco e il rosso.

Apuleio ha compiuto il suo viaggio interiore, si è riunificato con l’anima e ha potuto contemplare la Grande Madre, cioè ha incontrato l’astrale, non più terrifico, ma ormai benigno.

- Una massa di capelli folti e lunghi, leggermente riccioluti, si allargava ovunque, sulla nuca divina, e fluiva giù con molta grazia. 
Una corona intessuta di molti e svariati fiori le cingeva il capo alla sommità, proprio nel mezzo, sopra la fronte, emetteva una chiara luce un disco dalla superficie piana che somigliava a uno specchio, o che anzi voleva imitare la luna. 
Sui lati, a destra e a sinistra si drizzavano due vipere con le loro spire, e, dalla parte superiore, spire sacre a Cerere, si protendevano ad attirare gli sguardi. 
La sua tunica multicolore, intessuta di bisso sottile, pareva ora bianca come il brillar della luce, ora gialla come il fiore dello zafferano, ora fiammeggiante come il fulgor delle rose. 
Ma soprattutto confondeva il mio sguardo un manto nero come l’ebano, che splendeva d’una sua lucentezza tenebrosa. 
Esso correva tutto intorno al corpo, rimontava sotto al fianco destro fino alla spalla sinistra, fino a formarvi un nodo, poi tendeva in basso in pieghe molteplici fino all’orlo inferiore, e con molta grazia si raccoglieva in onde con i suoi fiocchi e le sue frange. -

I colori della Dea: bianco, giallo, rosso e nero, gli stessi colori dell’Opera Alchemica. Dagli Alchimisti viene considerata a quattro o a tre fasi, spesso il giallo citrino è assimilato all’Opera al bianco.

L’Opera al nero è il”caput mortuum”, il corvo, la testa tagliata, la putrefatio, o putrefazione, che compare in ogni fase dell’Opera, quindi almeno tre volte, come illustra la macabra putrefazione del vescovo nella sua bara, raffiguarata per tre volte nell’affresco che i monaci della basilica benedettina di Subiaco. nel Lazio, fanno fatica a spiegare.

Del resto, nella storia di S. Benedetto, è il corvo, come compare nelle pitture della chiesa, che porta il pane al santo, e guarda caso, il pane è tondo e dorato come un sole.

- Vedrete innalzarsi dei vapori bianchi… - avverte l’alchimista Fulcanelli nelle Dimore Filosofali a svelare l'andamento dell'Opera dopo la fase del nero - …i primi vapori si condenseranno in un bell’olio giallo…. I secondi sublimeranno.. d’un rosso sangue magnifico.. -

Da un’incisione su lamine di piombo del XIV sec. - Diasi calore non più di quello che affligge un febbricitante, allora le materie si denigreranno, dipoi denegrata si farà bianca, et questa è la nostra Diana che qui ti poi fermare se voi per opera ad Album, e volendo passare più oltre se seguiti il fuoco e si farà la parte superiore a modo di sangue. -

Le fasi principali dell’Opera Alchemica sono tre: l’Opera al Nero, al Bianco, al Rosso; rispettivamente nigredo, albedo e rubedo, colori che ritroviamo in epoche antichissime e matriarcali. E’ un caso?

La Dea Sumera Anahita era dipinta in nero, bianco e rosso, e le era dedicato il fiore dell’acacia (sacro anche ad Iside) perché maturo mostrava gli stessi colori.
Il melograno era sacro a Venere perché, quando s’apriva e lasciava cadere i semi, apparivano i tre colori, nero, bianco e rosso, ma era sacro anche a Proserpina, e pure alla Grande Madre dell’India: Devi, nel suo aspetto oscuro di Durga, che porta nelle mani il melograno.

Biancaneve dovette affrontare il lato oscuro della Dea, pardon della regina matrigna, e fuggire nella foresta, il mondo dell’inconscio su cui regna Persefone, Dea dell’astrale infero, e valersi dell’aiuto delle energie della terra, i sette nani, e mangiare il frutto proibito, per chiudersi al mondo esteriore in una bara di cristallo, e poi resuscitare all’incontro col nobile maschile, con cui farà le nozze alchemiche.

Il nero, il bianco e il rosso non sono un tacito accordo sulla denominazione, ma il linguaggio dell’anima profonda, cioè dello spirito.

L’eroina irlandese Deirdia sognò un uomo dai capelli neri, dalla pelle bianca e le labbra rosse. Non richiama Biancaneve? “Ah se avessi una figliolina con le labbra rosse come il sangue, la pelle bianca come la neve e i capelli neri come l'ebano del mio telaio “ sospira la regina mentre ricama. Un altro caso?

- Nel romanzo gallico di Peredur, - scrive Louis Charpentier ne “I misteri del vino” - un’anitra viene uccisa; sulla neve macchiata del suo sangue si abbatte un corvo. Come Percival, Peredeur si sofferma infine a guardare il corvo nero, la neve bianca e il sangue rosso. Possiamo qui riconoscere i misteri alchemici. -

A Creta il braciere sacro era posto su un tavolo dipinto di nero, di bianco e di rosso, gli stessi colori del corno dell’unicorno, e del tripode su cui oracolava la Pitia. Graves li considera i colori della luna.

Che ne sapeva la medievale alchimia europea dei simboli del matriarcato, che vennero alla luce molto più tardi? Nulla, ma esistono simboli universali, e il buio del profondo interiore è sempre nero (regno di Saturno per gli alchimisti), e l’illuminazione dell’anima darà sempre luogo alla luce e quindi al bianco (regno della Luna), e l’amore di fuoco conquistato dall’anima vergine sarà sempre rosso come il cuore di Gesù circondato di spine (regno di Mercurio-androgine secondo alcuni, del Sole per altri, comunque regno del rosso fuoco).

L’antica Irlanda narrava di tre mucche sacre, una Dea triplice, di cui una bianca, una rossa e una nera, e queste popolarono la fauna irlandese, da buone Dee della fertilità.

- Purissima Madre Universale, Palma Patientiae… e ce ne vuole tanta, Virgo Fidelis a chi ti è fedele, non nell’adorarti come chiede il vanesio Dio padre, ma a chi è fedele all’amore, o Fedele d’Amore di buona memoria cui forse aderì Dante. Tu non chiedi adorazione ma consapevolezza, come capirono, un giorno, nei Sacri Misteri nel segreto delle sette esoteriche. -

Ma l’esoterismo odierno più spesso è ricerca di poteri, compensazione alle frustrazioni del mondo, rivalsa dell’io che vuole sentirsi qualcuno tra gli altri: in due parole è mentale.



IL GRANDE CALDERONE

E' il calderone della natura, la Dea vi pone delle cose che agiscono e reagiscono tra loro, si assalgono, si annientano, si trasformano.

Molti studiosi si affannano a sostenere che tutte le creazioni della natura sono solo modificazioni delle creature che avvengono in rispondenza dell'ambiente.

Hanno ragione, altri studiosi invece sostengono che c'è una volontà che si inserisce in certe modifiche delle varie specie, come se la natura compisse improvvisamente dei salti.
Sembra che occorra un milione di anni perchè si modifichi il gene di un DNA, però improvvisamente milioni di geni cambiano tutti insieme e non si sa perchè. E hanno ragione anche loro.

Molti scienziati sostengono che l'Universo proceda "for trials and errors" (per tentativi ed errori), ed hanno ragione anche loro. E' il calderone magico della Natura, dove la Natura stessa pone gli ingredienti e aspetta il risultato come chi mette una pentola sul fuoco per far bollire il minestrone. Nel laboratorio del calderone le razze si modificano, si estinguono, o hanno mutazioni del tutto improvvise.

Ha ragione anche lei, la Natura.



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